lunedì 28 febbraio 2011

Potere del WEB, ovvero Bento Time (32 di 365)



Una delle cose che trovo più belle e romantiche del web è la circolazione delle idee, la diffusione delle informazioni, la condivisione delle esperienze.

Ad esempio, se non avessi letto questo articolo di Silvia, molto probabilmente ancora adesso ignorerei l’esistenza dei bento box e il loro utilizzo.

Invece l’articolo l’ho letto; come accade 9 volte su 10 mi sono entusiasmata, ho bombardato la mia compagna di avventure di domande più o meno intelligenti (sto ancora pensando quale fosse la domanda intelligente!); ho aperto e chiuso il sito di Casa Bento una trentina di volte in 2 giorni. Ma alla fine ieri mattina ho concluso il mio primo ordine a scatola chiusa o meglio, a bento chiuso…

Già stamattina ho iniziato a pensare agli ennemila accessori che ho dimenticato di ordinare, primo tra tutti la scatolina magica, in grado di trasformare un banale uovo sodo in una deliziosa faccina di Winnie The Pooh. Quanto prima dovrò rimediare.

Adesso non mi resta altro che aspettare che mi venga consegnato il mio bel pacchetto, ma per ingannare il tempo ho già iniziato a spulciare il web (questa fonte inesauribile di informazioni) per studiare come si prepari un Bento.

Quel che mi è parso subito chiaro è che il Bento sia, primo fra tutti, una filosofia (come il 99% di tutto ciò che proviene dal Giappone), in grado di coniugare la necessità di nutrire il corpo appagando innanzi tutto lo spirito, attraverso lo sguardo. Non si avranno, quindi, 3 etti e mezzo di spaghetti ajo e ojo, né un quarto di bue alla scottadito, ma involtini, bocconcini, rotolini variamente decorati con spezie verdure intagliate e oggettini colorati.

A questa nobile e antica arte della preparazione e della presentazione dei cibi affido il mio bisogno di perdere qualche chiletto. Perché io le diete non riesco più a seguirle ma, mangiare poco e divertendomi, sicuramente riuscirò a farlo!

E ora che la teoria l’ho imparata per benino, non vedo l’ora di mettere tutto in pratica.

Chiamatemi Nonna Pina (31 di 365)

Un paio di settimane fa ho letto un articolo di Barbara sulla bontà della pasta fatta in casa e sulla semplicità di realizzarla, con l’aiuto della macchinetta per tirare la sfoglia.
Alla fine della lettura, l’illuminazione: nascosta da qualche parte in cucina (sicuramente nello scaffale più in alto dello stipetto più scomodo), c’era la mia macchinetta per la sfoglia.

Lo ammetto e lo confesso, me la feci regalare da mio marito non meno di 10 anni fa, e l’avrò usata si e no una volta! E un paio di anni fa avevo anche comprato lo stendipasta in faggio, a dimostrazione del fatto che tra le mie to-do-things c’era anche fare la pasta all’uovo.

Ad ogni modo, detto fatto! Mi sono arrampicata su una sedia (andare a prendere la scaletta nel ripostiglio avrebbe significato perdere del tempo prezioso) e a colpo sicuro, neanche l’avessi usata 10 minuti prima, ho trovato la macchinetta e l’ho tirata giù.

Dopo aver verificato di avere tutto l’occorrente per preparare il ragù, ho dato il via alle danze.

Tutti i libri di ricette danno come dosi per la pasta all’uovo fatta in casa 100gr di farina 00 e 1 uovo grande (di peso 60 gr). Ma la mia mamma mi aveva insegnato che, per evitare l’effetto appiccicume della pasta all’uovo, bastava sostituire parte della farina 00 con la semola di grano duro. E come da materni insegnamenti, sono andata ad occhio.

Neanche a dirlo che per impastare ho usato il bimby.

Nel quarto d’ora in cui la pasta doveva riposare, prima di essere tirata, ho messo su il ragù. Pure quello abbastanza a modo mio, perché a me il ragù piace denso. Il pomodoro deve esserci, deve vedersi e deve sentirsene il sapore, ma la carne non ci deve galleggiare dentro.

Io il ragù lo faccio così.
Trito finemente cipolla, sedano e carote e li metto in una casseruola con poco olio e due dita d’acqua.
Faccio appassire le verdure per una decina di minuti.
Aggiungo un paio d’etti di salsiccia luganega tritata, o tagliata a coltello e lascio rosolare.
Aggiungo la carne macinata (se congelata, la metto direttamente senza scongelare; se fresca la sbriciolo con le mani), e lascio cuocere fino a che la carne abbia tirato fuori tutti i suoi sughi e questi si siano ritirati.
Quando nella pentola non c’è più del liquido, aggiungo mezzo bicchiere di vino bianco secco. E lascio evaporare.
Infine verso la salsa di pomodoro. Ultimamente ho adottato la tecnica del “mezza bottiglia di polpa e mezza di passata”, l’importante è che la carne sia appena coperta dal pomodoro, non deve essere affogata.
Lascio cuocere per un tempo variabile che va dall’ora e mezza alle due ore (ma a volte anche qualcosa in più).
A metà cottura aggiungo un cucchiaio di dado bimby. Quando non avevo il bimby e non potevo fare il dado, aggiungevo sale grosso.

Mentre il ragù sobbolliva felicemente nella casseruola, aiutata dai miei cuochini personali, ho tirato la pasta con la macchinetta. Ad ogni passaggio stringevamo il rullo di una tacca, fino ad arrivare allo spessore più fine.

E’ così che abbiamo passato un piacevolissimo pomeriggio e, con mia grandissima soddisfazione, a cena nessuno ha storto la bocca o ha protestato per il menu.

Avevo fatto una dose di 350 gr di farina e 3 uova (+ 1 piccolo piccolo), sperando avanzasse anche per il giorno dopo… Niente, non è avanzato niente!!

E stasera si replica: tagliolini alla “svuotafrigo”. Devo ancora decidere con cosa preparerò il condimento anche se in pole position si trovano porri, prosciutto e panna.

Ci sono andata! (30 di 365)


Come ho avuto modo di accennare ieri sera su Facebook l’ho visto, c’ho parlato e sa che esisto!!

Ieri pomeriggio, accompagnata da un cavaliere di eccezione, sono andata allo FNAC di Porta di Roma dove, per le 18.00, era in programma l’incontro-tour di Luca Madonia che, per me, è stata la rivelazione del Sanremo appena terminato.

Credo di averne già ascoltato qualcosa in passato, e l’ho apprezzato molto. Poi però, come spesso accade da quando lo Zecchino d’Oro è diventato la colonna sonora della mia vita, mi sono caramente dimenticata di Madonia, di Mario Venuti, di Vecchioni etc etc. Ma avendo avuto modo di ascoltare molto attentamente tutto il festival, ho potuto apprezzarne lo stile veramente molto english, nei testi e nella musica.

Arrivati da FNAC, non abbiamo trovato una locandina, un avviso, un foglietto che confermasse l’evento… Anzi, all’ingresso c’era un totem che pubblicizzava l’incontro con Patty Pravo, avvenuto tre giorni prima, tanto che ho persino avuto il dubbio di aver letto male la data su Facebook.

Il mio piccolo cavaliere ed io abbiamo iniziato a girovagare per il negozio con assoluta nonchalance, fino a che non me lo sono visto passare ad un passo, cellulare all’orecchio, e non ho trovato la piccola saletta allestita per gli eventi di questo genere.

Abbiamo subito trovato due sedie libere nella quarta ed ultima fila, a tre metri dal palchetto. Intorno a noi ci saranno state una ventina di persone. Con un ritardo di circa mezz’ora sono arrivati gli addetti ai lavori e il gradito ospite.

Certo che dal vivo è tutta un’altra cosa! Bella scoperta, vero?

E' magro un chiodo!!! Meno pallido ed emaciato di quanto sia apparso in televisione. Divertente. Simpatico. Soprattutto ha sopportato un'intervista che, diciamocelo, Silvia ed io avremmo fatto100.000 volte meglio!!
Però ragazzi, che voce!!!

Dell’intervista non mi ricordo neanche una domanda né la relativa risposta, ma mi son portata a casa il ricordo di un piacevole pomeriggio, trascorso in compagnia di un primogenito emozionato per il suo primo momento di celebrità con “uno che è stato in tv”.

Finito l’incontro, naturalmente, gli si è formato intorno un capannello per saluti ed autografi. Noi, invece, ci siamo allontanati con malcelata disinvoltura tanto che ad ogni passo verso l’uscita mi ripetevo “ma quando mi ricapita?”. Alla fine mi son decisa e siamo tornati indietro.
Ero talmente tanto preparata all’evento che non solo ho cambiato borsa, ma ho addirittura lasciato a casa l’agenda ed il taccuino. Così l’autografo me lo sono fatto lasciare sul retro di un mio biglietto da visita. E in quel frangente ho benedetto il momento in cui abbiamo deciso di lasciare un lato bianco nei biglietti da visita!

mercoledì 23 febbraio 2011

I quadrimestre (29 di 365)

Ieri è stato il “pagelle day”… ma che emozione!

Si si, io mi emoziono ogni volta che ritiro le pagelle, perché non sono una mamma che va a colloquio dalle maestre tutte le settimane, né che si intrattiene tutti i pomeriggi fuori di scuola a parlare amabilmente con le insegnanti circa il rendimento della giornata. E vedere scritti, nero su bianco i risultati di tutti i loro sforzi bè, lo ammetto, è una gran bella soddisfazione.

Bellissimi i giudizi, bellissime le parole che le maestre hanno espresso durante il colloquio.

E io, che non riesco a dare mai nulla per scontato e, soprattutto, non mi accontento mai, al colloquio con le maestre non è che ho semplicemente detto “ma che bello!” oppure “ma che bravo!”. No. Ho iniziato a chiedere quando avrebbero insegnato ai bambini a scrivere i temi, o quando avrei visto i miei figli sedersi alla scrivania spontaneamente senza doverli minacciare con la cucchiarella.

E mentre ponevo queste intelligentissime domande (ricordo che ho un figlio in seconda e un altro in terza elementare), mi sono resa conto che i bambini stanno a scuola 8 ore. Forse quando tornano a casa hanno bisogno di un po’ di svago ed effettivamente, al foglio protocollo piegato a metà, manca ancora un po’ di tempo!

68 (28 di 365)

C’ho pensato tutto il giorno, e poi ho deciso che non voglio che questo 23 febbraio finisca senza il mio pensiero speciale per te…

Buon compleanno, mamma.


lunedì 21 febbraio 2011

Last day and back home (27 di 365)



Non è un caso che io non sia riuscita a scrivere nulla sulla fine della vacanza e sul nostro rientro avvenuto, ormai, una settimana fa. Il fatto è che ho dovuto aspettare che anche il mio cuore tornasse a casa.

Sabato scorso è stato l’ultimo giorno di vacanza e abbiamo proprio deciso di viverlo alla grande.

Appena fatto colazione, siamo saliti in macchina, destinazione Parma.

Dopo aver vagato una ventina di minuti cercando la Certosa, mi sono decisa ad impostare il navigatore che ci ha fedelmente condotti in centro città (ma siamo sicuri che la certosa sia in centro? Mah!), in una piazzeta quasi interamente dominata da un parco giochi e da un ristorante-pizzeria “La Certosa”. No, non era proprio quella, la nostra meta.

Gira e rigira siamo arrivati a quella che da lontano ci sembrava la Certosa, ma nessuna via d’ingresso. Alla fine l’illuminazione. Vuoi vedere che è stata “incamerata” nella zona militare? Abbiamo suonato, ci siamo fatti identificare e abbiamo avuto la conferma alle nostre intuizioni.

Unici visitatori, siamo stati accompagnati in un piccolo tour della Certosa e dei suoi giardini.

Un po’ provati per l’estenuante ricerca nella terra parmense, siamo partiti alla volta di Modena, seconda tappa che si è rivelata più divertente di ogni aspettativa.

Tanto per cominciare, essendo arrivati in piena ora di pranzo, ci siamo fatti consigliare da un edicolante del centro un ristorantino, possibilmente tipico, in cui poter pranzare. E’ stato così che 100 metri più avanti abbiamo scoperto il ristorante Da Enzo, situato al primo piano di uno stabile, in quello che poteva essere un appartamento signorile.

Cito il menu solo per memoria storica:
  • Tortellini (rigorosamente in brodo di cappone)
  • Tris di carni all’aceto balsamico. Filetto di manzo, coniglio e vitella completamente ricoperti da una salsa densa di aceto balsamico. Semplicemente divini
  • Cotoletta panata e cotechino al vapore con purè, per i bambini

Subito dopo pranzo siamo andati in piazza XX Settembre (immagino fossimo in pieno centro) dove era attiva una pista di pattinaggio su ghiaccio.

Presa da improvvisa nostalgia dell’età adolescenziale e fingendo di voler aiutare i miei bimbi, mi sono infilata anche io un paio di pattini e… sorpresa! La pista è stata realizzata in ghiaccio sintetico, quindi ecologico.

E quanto ci siamo divertiti!

Prima di rientrare alla base, giretto d’obbligo in Piazza Grande con visitina agli stand della sagra del Cioccolato e piccola razzia nella bottega della pasta all’uovo: 2,600 kg di tortellini fatti a mano.

Domenica, viaggio di ritorno.

Mentre ci lasciavamo l’hotel alle spalle, non sono riuscita a trattenere le lacrime. 

martedì 15 febbraio 2011

Questioni di Amicizia (26 di 365)



Venerdì pomeriggio ho deciso di fidarmi delle previsioni meteo. Sereno su tutta la zona.
Niente nebbia.

Dopo pranzo, lasciato Papà, i bambini ed io ci siamo fatti un altro dei nostri viaggetti. Direzione Padova città.

Ormai l’A13 non ha più segreti per me. Prima ancora di arrivare all’immissione autostradale di Altedo, tutti e tre i miei compagni di viaggio, di viaggio ne avevano iniziato un altro tutto personale. In meno di 20 minuti hanno iniziato a russare tutti e tre.

A quel punto, rimasta l’unica sveglia in macchina, per quanto dovessi essere attenta alla guida, mi sono lasciata andare ai pensieri e ai ricordi.

Ho iniziato a pensare al valore che ha per me un’amicizia.

L’Amicizia non ha età. L'Amicizia è condivisione, è stima.
E’ esserci. Sempre. Comunque. Anche a distanza. Anche in silenzio.
L’Amicizia è comprensione.

Mentre ero assorta nei miei pensieri sono arrivata in città. Ho trovato il passaggio a livello chiuso. Mi ha travolta un traffico inaspettato. Sono riuscita a sbagliare strada due volte nonostante il navigatore perfettamente funzionante.

E alla fine, un abbraccio lungo cinque minuti, ha colmato una distanza di due anni.

Una giornata indimenticabile (25 di 365)


Giovedì mattina. Un’altra giornata di sole, e noi ci siamo regalati una bellissima gita a Ferrara. Non ero mai stata a Ferrara, neanche con la scuola.

Sarà stato il sole, sarà stata l’aria di vacanza, sarà stato che ero felice insieme alla mia famiglia, ma a me Ferrara è sembrata una cittadina allegra, veramente a misura d’uomo. E mi sono persa in sogni e fantasie. Ho cercato di immaginare come sarebbe la nostra vita se vivessimo in una città diversa da Roma, dove anche scendere per comprare un litro di latte è un’impresa.

Se penso che abbiamo impiegato 40 minuti per percorrere i 34 km tra Cento e Ferrara, mentre a Roma 40 minuti servono solo per uscire dal box… Ecco, meglio che non ci pensi, va.

Dicevo. Ferrara è veramente deliziosa. Si lo so, forse due ore non bastano per capire come sia veramente una città. Ma tanto mica mi ci devo trasferire davvero…
Davvero?

Abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio a ridosso del centro storico e, dopo una brevissima passeggiatina, eccoci entrare in Piazza della Cattedrale.

Potevamo non fare un saltino veloce veloce nella Cattedrale?

Ometto qualsiasi considerazione religiosa in proposito… quindi mi limiterò a dire che “architettonicamente” è una Chiesa imponente. Maestosa. Ricca.
Basta così! altrimenti vengo meno al proposito di non fare considerazioni che mi porterebbero a ricordare che Nostro Signore è nato in una mangiatoia, ha camminato per tre anni in lungo e in largo per la Palestina a piedi nudi, indossando una povera veste.

Ok. Basta.

Dato il poco tempo a nostra disposizione, ci siamo limitati a visitare il castello.

Nel tragitto di ritorno alla macchina naturalmente ci siamo fatti riconoscere. La Briciola ha dato il meglio di sé, piangendo e strepitando ad ogni passo, perché voleva essere presa in braccio.
Potere della stanchezza. Tanto che appena legata sul seggiolino è crollata addormentata. Ma vallo a spiegare ai ferraresi!

Tornati a Cento ho avuto giusto il tempo per salire in albergo, adagiare la Bellissima Addormentata sul letto e ripartire per accompagnare Papà alla sede di gioco.

Altro evento degno, anzi degnissimo, di nota. Per la prima volta, abbiamo lasciato la Bellissima Addormentata e i 2 fratelli-nani soli soletti in camera. Dieci minuti in tutto.

E quella è stata anche la prima sera in cui non abbiamo cenato in albergo, ma siamo andati alla ricerca di un localino alternativo.

Non avendo trovato nessuna delle tre pizzerie indicateci dalla farmacista della zona siamo andati, più o meno a colpo sicuro, al grande centro commerciale a 2 km dall’albergo, in cui si trova una divertentissima pizzeria.

Divertentissima perché si può mangiare pizza a volontà ad un prezzo fisso a persona.

Il regolamento è questo: le cameriere portano al tavolo una pizza per volta, a sorpresa.
Proprio così. Non ci si sceglie la propria pizza, ma si può rifiutare se ne viene portata una che non incontra i gusti dei commensali.

Sul tavolo si trova una sorta di doppia paletta “+ Pizza” e “Stop”. Ovviamente, quando si è sazi e non si vuole più mangiare pizza, si gira la paletta su “Stop”.

E una giornata così speciale, meritava un dopocena altrettanto speciale: Bowling per tutti.

Di risate ce ne siamo fatte tante, ma proprio tante. Di partite ne abbiamo fatte due. Una l’ha vinta 
Francesco e la seconda se l’è aggiudicata la mamma.

giovedì 10 febbraio 2011

Di incontri e di amicizie (24 di 365)


Se è vero che, come ho scritto, siamo arrivati quassù per via del torneo di scacchi, è altrettanto vero che ho accettato di buon grado di venire fin qui perché questo avrebbe significato poter incontrare di persona personalmente alcune amiche, fino ad oggi, solo virtuali.
Domenica scorsa ho conosciuto Barbara e Patrizia, e relativi consorti e prole. Avremmo potuto essere anche di più ma impegni pregressi, lontananza e simili, alla fine nessun’altra è riuscita ad unirsi a noi. Ah bé, sarà per la prossima volta!
Il luogo prescelto è stato l’agriturismo La Lepre Bianca, a due passi dal centro abitato di Renazzo, molto vicino a Cento. E questo mi ha agevolato notevolmente nel momento in cui ho dovuto accompagnare Papà al torneo. Dico solo che sono andata via poco prima che venisse servito il secondo, e son tornata che non si era ancora freddato del tutto.
E’ stato bellissimo ritrovarci tutte là, e dare un volto e una voce a coloro che, per mesi, hanno allietato i miei momenti di relax (e non solo!).
Anche i bambini hanno socializzato in un batter d’occhio e, complice una fantastica casetta sull’albero, sembrava si conoscessero da sempre.
Le bimbe, tre piccole paperotte, dopo un’iniziale fase di studio reciproco, si sono lanciate in giochi e chiacchiericci tutti al femminile.
E così quattro ore son volate via in un soffio e, senza neanche rendercene conto, siamo arrivati al momento dei saluti. Ma quanto sarebbe bello poter organizzare questi incontri periodicamente!
Ma il mio friend tour non è mica finito domenica!
Martedì è stata la volta di Padova, per un te con biscottini tra amiche di vecchia data. C’erano Patrizia con i bimbi, Bianca con Francy e naturalmente la padrona di casa con i suoi cucciolotti.
Abbiamo trascorso due ore a chiacchierare amabilmente, mentre i bambini davano libero sfogo alla fantasia...
Peccato che quasi per tutto il viaggio di ritorno ci abbia accompagnato, senza lasciarci praticamente mai, un banco di nebbia di serie A. Ho guidato per oltre 80 km senza vedere ad un palmo di naso. Su un’autostrada che mai avevo percorso prima. Che dire? Son felice di poterlo raccontare ridendo. E sono ancora più felice di essere riuscita a mascherare il mio terrore ai bambini.
Questa nebbia ha messo decisamente un freno ai miei programmi festaioli in tempi di torneo. Avevo intenzione di effettuare un’ulteriore gita a Padova, per andare a trovare una carissima amica della mamma (e mia) ma, se andrò, lo farò in treno.

La dilatazione del tempo (23 di365)


I giorni qui in Emilia scorrono tranquilli, scanditi dai ritmi dettati dall’evento principale che ci ha portati fin quassù: il torneo di scacchi.
Dal momento che le partite si svolgono il pomeriggio, la mattina la dedichiamo a fare qualche passeggiata nei dintorni; a  giocare ai giardinetti; o semplicemente a rilassarci in camera e prendendoci quel tempo che, nella “vita reale” non possiamo quasi mai concederci . Ovvero poltrire qualche minuto in più a letto, farsi una doccia, non solo per il bisogno di lavarsi; godere della colazione, non solo per il bisogno di nutrirsi.   
Lunedì abbiamo inaugurato l’angolo  cottura e, considerato che la dotazione minima è veramente minima, è stato molto divertente!
La mattina ci siamo recati alla COOP a piedi (un’emozione troppo grande) e ci siamo scelti il menù: lasagne surgelate da “rinvenire” al micronde e pollo arrosto, preso direttamente dalla gastronomia.
Tornati in stanza, abbiamo apparecchiato il minitavolino, azionato il micronde, atteso quindici minuti… et voilà il pranzo è servito.
Devo ammettere con un certo rammarico che le lasagne al ragù bolognese surgelate della COOP non è che fossero sto granché, infatti il giorno dopo (ovvero ieri), abbiamo optato per quelle pronte della gastronomia. Tutta un’altra cosa!
Alle 14.30 puntualissimi siamo belli e pronti per accompagnare Papà alla sede di gioco, che dista appena un paio di km dal nostro albergo… scelta strategica, mica casuale!
Tornando indietro con i bambini, ogni volta faccio sosta al parco giochi che abbiamo scoperto e fatto nostro il primo giorno, e approfitto di un’oretta di sole per farli giocare, correre e sfogarsi, prima di rientrare a fare un po’di compiti… E pensare che le maestre mi avevano chiesto se volessi far assegnare dei compiti oppure no… Capito?? Avrei anche potuto dire: “No grazie, stavolta ci riposiamo un po’ ”. E invece le ho pregate di assegnare qualche compitino… e così tra le 17 e le 19.30 si studia e si attende la telefonata con cui Papà ci anticipa l’esito della partita, e ci avvisa che possiamo andare a prenderlo.
La sera ceniamo al ristorante dell’albergo. Fa troppo freddo per andarcene in giro in cerca di localini da sperimentare.

lunedì 7 febbraio 2011

Il sabato NEL villaggio (22 di 365)

Sabato mattina al risveglio, contrariamente alle mie aspettative, non mi sono ritrovata con la schiena piegata in due. Certo, sento molto la mancanza del nostro nuovo materasso, ma fortunatamente riusciamo a riposare più che bene, e questo mi pare già qualcosa!
Ci siamo fatti un bel giro per la cittadina. Una passeggiata in centro, uno sguardo alle vetrine e in un batter d’occhio è arrivato il momento di accompagnare Papà alla sede del torneo.
E noi?
Un altro giretto in centro (preso da un’altra angolazione) alla ricerca di qualcosa da vedere o da fare. Onestamente, più che la targa con brevi cenni storici sulla Rocca di Pieve di Cento non abbiamo trovato.
Siamo risaliti in macchina alla ricerca di un parco giochi in cui poter correre e giocare. La località più vicina segnalata dal navigatore: Gardaland a 95 km. Decisamente troppo lontano. Decisa a trovare un giardinetto a qualunque costo, ho continuato a guidare per la piana. E’ così che ho scoperto Padulle, un piccolo centro abitato tra Cento e Bologna. Se intorno avesse avuto un paio di montagne, sarebbe veramente la cittadina dei miei sogni…
Ecco, proprio così. Noi non siamo proprio abituati a questa pianura sconfinata, in cui l’occhio si perde a dismisura.
Il nostro primo sabato pomeriggio centese è stato interamente dedicato alla ricerca di giardinetti per i bambini. E dopo Padulle ne abbiamo trovato uno proprio vicino vicino all’albergo. Potevamo non passare anche lì un’oretta tra altalene, scivolo e tubi su cui arrampicarsi?
Rientrando in albergo ci siamo fermati al supermercato a prendere qualcosina di sfizioso per la merenda. E, sebbene il nostro albergo non si trovi nel centro storico della città, ha però un pregio indiscutibile: a meno di 200 metri abbiamo il supermercato COOP che, naturalmente, non abbiamo esitato a perlustrare e saccheggiare (limitatamente però!).
La nota divertente della serata è stata la cena. Abbiamo voluto provare la pizzeria del ristorante dell’albergo che, a richiesta, la prepara a forma di paperotto.

Partenza e Arrivo (21 di 365)


Non so veramente come abbia fatto ma, nonostante venerdì all’ora di pranzo avessi ancora il guardaroba di cinque persone riverso sui letti, e stessi ancora decidendo quali valigie scegliere e cosa mettere dove, due ore dopo era già tutto chiuso e impacchettato.
Quanto invidio quelle persone che riescono a mettere in una valigetta il minimo indispensabile e partono per il giro del mondo, con uno spazzolino e un pigiama.
Ecco, io non ne sono capace! Però sto imparando.
Ad ogni modo, abbiamo caricato la macchina, recuperati i figlioli all’uscita di scuola, e alle 17.00 è iniziata la nostra piccola avventura, direzione Cento (Ferrara).
Perché mai abbiamo scelto Cento come meta della nostra vacanza? Perché questa piccola cittadina è riuscita a coniugare le esigenze di tutti noi: il torneo di scacchi di mio marito, e il mio grande desiderio di incontrare e passare qualche ora con alcune mie amiche.
Siamo arrivati all’albergo, prenotato esattamente un mese prima, che era ancora l’ora di cena. Cena che merita una menzione speciale, non foss’altro  perché la Briciola ha disdegnato la sua pasta al pomodoro in favore della mie fettuccine ai broccoli e cozze (le cozze le avevo già equamente distribuite tra consorte e primogenito).
La stanza è veramente comoda ed accogliente. Abbastanza grande. In terra non c’è moquette, ma mattonellone bianche lucide
Una libreria divide la zona “giorno” da quella “notte”.
Nella zona “giorno” si trova l’angolo cottura. In realtà si tratta di una parete attrezzata, che si chiude a serrandina con sotto tre mobiletti chiusi che nascondono il frigorifero, la pattumiera e delle stoviglie. Per mangiare, e come base d’appoggio è stato sistemato un tavolino con 4 sedie e un divanetto.
Quest’ultimo è un letto singolo con un ulteriore letto a scomparsa. Ovviamente noi abbiamo rinunciato al divanetto, per ché sui lettini ci dormono i figli.
Nella zona “notte” c’è il letto matrimoniale con l'armadio.
La porta del bagno è accanto all'angolo cottura. Il bagno è bello grande ed ha una cosa che io adoro: i sanitari sospesi. In effetti sono un po’ troppo altini, ma veramente, veramente comodi.
Tutta la camera è sul bianco-panna con i drappeggi in giallo-senape e i mobili in decapé.
In bagno gli accessori sono in materiale plastico di color arancio opaco.
C’è la TV ma non c’è SKY.
C’è il collegamento Internet ma non è WiFi.
Confesso di averle fatte queste considerazioni, ma un attimo dopo mi son fermata a riflettere che meno di 10 anni fa era impensabile trovare questi servizi in un albergo, eppure nessuno ne sentiva particolarmente la mancanza. Perché adesso o offri SKY o sei out? O contempli il servizio WiFi o non sei degno di essere menzionato nelle guide turistiche?
E invece quest’albergo offre un servizio, per me, unico nel suo genere (nel senso che finora non mi era mai capitato di vedere una cosa simile). Le cameriere delle camere per pulire non utilizzano la tradizionale aspirapolvere. Il tubo flessibile viene applicato direttamente ad una bocchetta posta nel muro della camera. Niente sacchetti, niente dispersione di polveri. Solo pulito ed igiene.
Neanche a dirlo che mi sono ripromessa di approfondire questo metodo fare le pulizie.

TRAGRESCILIMAE (20 di 365)


Potrebbe suonare un po’ come Supercalifragilistichespiralidoso, ma in realtà questa è una parola magica che ha il suo perché!
Giovedì scorso, quella divina creatura che risponde al nome del mio primogenito è tornato a casa sventolando il quaderno di geografia, dicendo che doveva studiare per la verifica (ovvero interrogazione del venerdì). Sorvolerò sul fatto che questa verifica fosse stata annunciata dalla maestra già dal lunedì.
Con calma e pazienza abbiamo iniziato a studiare. Finché si è trattato di orientamento, di punti di riferimento, della bussola, e delle stelle, siamo andati lisci come l’olio perché erano tutti argomenti molto discorsivi e se c’è una cosa che non manca alla mia adorata creatura è proprio la parlantina.
I dolori sono iniziati quando siamo passati ai nomi da imparare a memoria. Vabbè, Grande Carro e Piccolo Carro si ricordano facilmente, così come l’associazione a Orsa Maggiore e Orsa Minore, e la conseguente osservazione “Mamma, ma che sono sti nomi che non c’entrano niente con la figura formata dalle stelle??”. Tale e quale a mamma sua! Quante soddisfazioni mi da’ sto figlio!
Io però non mi ricordo di aver studiato la Rosa dei Venti in terza elementare… Bè, io non mi ricordo di aver mai studiato la Rosa dei Venti. Punto. Ma io, quando si parla di geografia, non faccio testo.
Ad ogni modo, leggi e rileggi, non c’era verso che Tommy ricordasse i nomi dei venti senza un aiutino e, difficilmente, avrei avuto il permesso di entrare a scuola, per dargli l’aiutino durante l’interrogazione. Così l’intuizione della vita!
Mi sono ricordata in un lampo di aver letto qualcosa riguardo il metodo per ricordare le cose più improbabili, e per tenere così la mente allenata.    
Così TRAmontana, GREcale, SCIrocco, Libeccio e MAEstrale, sono diventati TRAGRESCILIMAE. Allo stesso modo, per associare i MEridiani alla LONgitudine e i PAralleli alla LATidudine, siamo ricorsi al MELONe e al PALATo.
Alla fine venerdì non c’è stata alcuna interrogazione, ma i venti ce li siamo imparati!

giovedì 3 febbraio 2011

Attesa (19 di 365)


Sono in partenza. 
E ci sono grandi aspettative per questo piccolo viaggio. Ma tutto è ancora avvolto nella nube della sorpresa e delle aspettative. E la mia vena creativa, bramosa di descrivere sensazioni e ed emozioni, è come paralizzata in attesa che gli eventi si svolgano, ora dopo ora, così come sono stati programmati. Fortuna che di programmato ci sia ben poco, perché a me piace da matti l’effetto sorpresa.

Quando ero ragazzina, in occasione di un evento, l’attesa mi era insopportabile. 
Crescendo, ho imparato ad ingannare l’attesa dormendo, per far passare più in fretta il tempo. Diventando adulta ho imparato a nascondere la mia impazienza, il mio non star più nella pelle. 

A volte penso che sia un po’ una fregatura questa storia dell’età adulta…    

… (18 di 365)


Sono arrabbiata. E quando sono arrabbiata la mia vena creativa subisce, inesorabilmente, un’inflessione.
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