Mi sono resa conto che vivo divisa
tra due mondi, oltre che due universi.
Prima c’era
solo maschio-femmina, e mi destreggiavo tra Cenerentola e Gormiti; adesso mi
devo barcamenare tra infanzia e (pre)adolescenza e si, al momento preferisco decisamente
quest’ultima che, per lo meno, comporta un fatica (quasi) esclusivamente
mentale.
Ad ogni modo è difficile generalizzare, i miei adolescenti sono maschi e
l’infante è la femmina, e non è neanche detto che la penserei allo stesso modo
se l’adolescente fosse uno e gli infanti due. E se fossero tutti dello stesso
sesso?
Però, con i se e con i ma non si scrive la storia e, per quanto i figli siano delle incognite e per di più variabili, questa è la mia realtà e con questa devo fare i conti: tre figli, due maschi e una femmina; due alle soglie dell’adolescenza e una ancora alle prese con bambolotti e pentoline.
Però, con i se e con i ma non si scrive la storia e, per quanto i figli siano delle incognite e per di più variabili, questa è la mia realtà e con questa devo fare i conti: tre figli, due maschi e una femmina; due alle soglie dell’adolescenza e una ancora alle prese con bambolotti e pentoline.
Ma fare il giocoliere tocca a me, non a
loro.
E anche se io odio i manuali e i vademecum su come sopravvivere all'adolescenza dei figli, a volte penso che sarebbero proprio necessari.
E anche se io odio i manuali e i vademecum su come sopravvivere all'adolescenza dei figli, a volte penso che sarebbero proprio necessari.
Ai figli (parlo per i miei ovviamente, ma magari non
sono sola al mondo) non interessa assolutamente
se io debba stirare una montagna di camicie, scrivere un post, o preparare la
cena (perché poi, arriverà il momento in
cui piomberanno in cucina, con le boccucce fameliche spalancate, e vagli a dire
che hai-giocato-studiato-con-loro!) o se mi ritrovo a letto con l’ennesimo
infortunio al ginocchio: se hanno bisogno di un aiuto per studiare o se si
presentano con 2 Barbie e 3 bambolotti, io
devo essere pronta e scattante.
Ma, lo ammetto, a volte non ci riesco. Fondamentalmente
perché io odio giocare-con-Barbie-e-Bambolotti (e pure risolvere problemi di geometria).
Ho sempre
sostenuto che un figlio o tre non facesse una grande differenza… ecco, non è
che intenda ritrattare le mie dichiarazioni ma, certo, qualche volta la
stanchezza vince a mani basse e, anche se sono il mio bene più prezioso, il
dono più grande che potessi ricevere dalla vita, non riesco ad annullarmi per loro. Se non mi va di giocare con le
bambole, non mi va. Se non mi va di applicarmi in geometria (che poi, io ci prendevo 4 e lui 10, non vedo
che aiuto vada cercando da me!!), non mi va. E trovo molto più educativo dichiarare queste mie avversioni e trovare
delle affinità alternative, che fingere di non desiderare altro che avere
una seconda occasione per comprendere la geometria piana (la solida non la prendo proprio in considerazione!!) o vestire
Barbie e Cicciobello.
Al di là
del fatto che, a mio parere e per la mia esperienza, i ragazzi dovrebbero
imparare a studiare autonomamente fin dalla IV/V elementare, a me piace
aiutarli, seguire i loro progressi, scoprire di avere avuto un ruolo (per
quanto non unico) nella formazione del loro pensiero critico. Ma, deve trattarsi di piacere non di dovere.
E così abbiamo
riscoperto il piacere di leggere un libro, giocare a nomicosecittà, o semplicemente guardarci un film che-piace-a-tutti, accoccolati sul
divano.
Grazie Chiara, molto interessante!
RispondiEliminaMi fa piacere, grazie!
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