sabato 15 ottobre 2011

Qui, ora (79 di 365)




L’altro giorno ho letto il delizioso post di Nina sulle sue avventure e disavventure immobiliari e, oltre a dichiararmi assolutamente solidale con lei perché so cosa significhi entrare e uscire all’impazzata da tutte le agenzie immobiliari del circondario, senza trovare nulla che abbia la benché minima somiglianza con l’oggetto del desiderio, c’è stata una frase che mi è entrata nel cuore come una lama affilata, che mi diceva sempre mia mamma, “(ricreare uno spazio accogliente e confortevole) qui, ora”.

In realtà, a questo giro (il terzo), la fase di ricerca l’abbiamo superata. La casa c’è o meglio, ci sarà. Prima o poi. Ma è quel “qui, ora”, che mi ha ronzato in testa per tutta la giornata di mercoledì, che ha fatto la differenza.

Avremo una casa nuova, non certo più grande. Ma avremo una cucina abitabile. Avremo un salone regolare. Avremo un terrazzo. Avremo. Avremo. Avremo.
E’ arrivato, invece, il momento di soffermarmi su quello che abbiamo ora. Una casa che, 7 anni fa, abbiamo cercato e trovato con entusiasmo.
Ricordo ancora che ogni giorno trovavo una scusa per venire a vederla “Signora, mi perdoni, ma dovrei prendere le misure della cameretta”. “Signora, mannaggia, ieri ho dimenticato di misurare l’altezza dei soffitti”. “Signora, Lei non ci crederà, ma ho proprio bisogno di prendere le misure di tutti i termosifoni”. In questa casa ci siamo entrati in 4 e ci siamo diventati 5.
Vabbè, se è per questo io considero ancora casa mia quella precedente.

E così mi sono resa conto che dovremo restare qui ancora qualche annetto, mica un mese. E dobbiamo tutti pensare a vivere bene qui, ora. Se la casalinga disperata, che è inopinatamente entrata nel mio corpo, levasse finalmente le tende, io potrei riappropriarmi dei miei tempi e dei miei spazi. Come è capitato ad altre donne/mogli/madri prima di me, prima tra tutte proprio mia mamma, mi trovo a lavorare, felicemente, da casa. Ma ho bisogno di trovare un mio spazio qui, ora non lì, chissà quando.

Giovedì mattina ho spedito i bimbi a scuola col papà “così stiro un paio d’ore” (che invece sono diventate quattro, ma vabbè, son dettagli!). Nel frattempo, vuoi non mettere su una lavatrice? Che poi ti tocca stenderla, la lavatrice! Però, già che dovevo ritirare i panni asciutti e stendere quelli bagnati, ho pensato di dare una lavata al pavimento del nostro francobollo quadrato balcone. Ma prima di lavare il pavimento, ho buttato un po’ di vecchi vasi, pulito il mobiletto sotto alla caldaia, tirato a lucido spolverato il tavolinetto e le sedie di Ikea e, prima ancora di rendermi conto di cosa stessi effettivamente facendo, mi sono creata il mio privato, privatissimo angolino di lavoro, certo! finché il tempo regge, ma com’è che si dice? Chi s’accontenta gode. E poi quando arriverà il freddo vero mi verrà in mente qualche altra idea geniale.

Per adesso mi godo la mia nuova postazione o, come lo chiamo io, il mio lavoratorio, con vista panoramica sui pini del giardino condominiale. 

4 commenti:

  1. bello pero'!^_^ ci sto per un caffè???

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  2. si si!!! ci stringiamo e ci facciamo pure un bruchettino ^_^

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  3. ben fatto! Anche io non ho la postazione fissa la mia è mobile ... praticamente ho il portatile sul tavolo della cucina che devo sgombrare ogni volta che dobbiamo mangiare ... sogno la scrivania :-)

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  4. Quel francobollo è oro! Lascia stare te lo dice una che ha le sbarre alla finestra, fisse. Sono davvero felice di averti contagiato, di aver stimolato il cambiamento, il movimento!!!
    A me la tua postazione piace da matti, mi trasmette pace e calore :DD

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Se mi commenti, io sono contenta!

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