Tè e crochet (81 di 365)

Di solito quando si dice “oggi esco, perché vado a trovare un’amica”, lontano che si vada è dall’altro capo della città, tutt’al più ci si spinge fino ai Castelli Romani (se si è di queste parti).

Anche io sono andata a trovare un’amica sabato scorso, che inaugurava il suo ufficio, ma ho attraversato un paio di Regioni prima di arrivare a destinazione.

E non sono stata mica l’unica! C'erano Anna (partita con me da Roma), Sara, Chiara, Patrizia, Francesca ed Ester. Ci siamo ritrovate lì, alla stazione di Bologna e, dopo una breve corsa in taxi, abbiamo finalmente varcato la porta dell’Ufficio (e che ufficio!).

Eravamo otto, e non eravamo neanche tutte. Amiche da anni. Amiche di forum, amiche su facebook, amiche nella vita quotidiana.

Solo dopo qualche ora mi sono resa conto che con alcune non ci fossimo mai incontrate di persona personalmente!

Un’inaugurazione è una festa. E in una festa ci si diverte e si mangia. Noi abbiamo riso fino alle lacrime e, tra la colazione il pranzo, abbiamo mangiato dalle 10.30 alle 14.00 senza soluzione di continuità, più o meno.

Ad una festa non può mancare neanche l’animazione. Per questo alle 14.00 è arrivata lei, la guru, la dea dell’uncinetto.

L’uncinetto?!? Ma io avrò fatto si e no due catenelle tra i sei e i sette anni. Ma non sono mica capace!!!

Dice adesso realizziamo un oggettino semplice semplice: un cactus.

Bellino. Piccolo e tondo. E che ci vuole!

Che vi vuole?!?

A furia di fare e disfare il lavoretto, la lana da ritorta è diventata dritta, da verde è tornata grezza e da gomitolo è tornata in groppa alla pecora! No. Non fa per me. Sono negata.

E così sono passate anche le ultime 4 ore e nello spazio di un “benarrivate” è giunta l’ora di ripartire.

Le altre, alla spicciolata, avevano già fatto ritorno a casa. Alle 19.30 eravamo rimaste in due… è che “e quando ci ricapita?”

L’ultima chiacchiera sul binario 3 (quello di Pat). Una telefonata a casa fatta dal binario 7 (il mio). Una corsa sfrenata fino al binario 8 (quei gran burloni dei ferrovieri bolognesi mi hanno cambiato il binario a 1 minuto dalla partenza).

Nel silenzio del mio sedile (ero accerchiata da 7 giapponesi, non è che avessi poi molte speranze di intavolare simpatiche discussioni con i miei compagni di viaggio occasionali), ho ritirato fuori la matassina verde tutta arruffata e lo stupendo uncinetto gentilmente offerta dalla padrona di casa, ehm pardon, dell’Ufficio.

Monta, rismonta, conta, ridisfa quel cactus doveva venire fuori. Ormai era una questione di principio…

Sono passati cinque giorni ma del mio cactus neanche l’ombra. In compenso però, sono cinque giorni che giro con un gomitolo e un uncinetto nella borsa, studio punti e faccio campioni.

Dell’avventura bolognese sono senz’altro tre le cose che mi sono riportata a casa:

1. la gioia di aver trascorso un’intera giornata insieme a delle donne speciali, con le quali mi sono divertita come una ragazzina.

2. il ricordo, ormai indelebile, del microonde giallo piazzato nello spazio relax (e dove sennò?)

3. un’insana passione per l’uncinetto.

Ma chi me l’avesse mai detto che mi sarei mai dedicata anima e còre all’arte del ferretto ricurvo!