giovedì 25 novembre 2010

Io & i Pannolini Lavabili





Da qualche tempo avevo voglia di raccontare la mia esperienza  con i pannolini lavabili, e quale occasione migliore per farlo, se non oggi 25 novembre 2010, che è la giornata nazionale del pannolino lavabile?

Il mio incontro con i pannolini lavabili è stato un misto tra casualità e curiosità, ai tempi della mia terza (e, fino ad ora, ultima) gravidanza, nel 2007. Per quanto ne avessi già sentito parlare, non avevo mai avuto la percezione chiara e precisa di quanto fosse forte l’impatto che i pannolini classici e di uso comune abbiano sull’ambiente.

A tutti coloro che mi chiedevano come mai, proprio con la terza figlia, avessi deciso di cambiare le mie abitudini, ho sempre risposto che una volta che sai non è più possibile fare finta di nulla.  Una volta capito che la mia scelta ecologica e consapevole poteva influire sulla salute della mia bambina, sulla salute del nostro pianeta e avendo notato che mi avrebbe anche garantito un risparmio economico, non ho potuto non pensare che quella dei pannolini lavabili fosse una scelta possibile oltre che auspicabile!

Sebbene su tutti i siti fosse consigliato di procurarsi un “corredino” di 20-22 pannolini, io nel tempo ho finito per  prenderne molti di più. A parte per la curiosità di provare sempre nuovi modelli soprattutto perché, portandoli anche all’asilo, mi sono resa conto di aver bisogno di una scorta maggiore.

Non posso dire di aver provato tutti i pannolini in commercio, ma sicuramente ho usato tutti i tipi, pocket, all in one, fitted. Ho tentato un esperimento con i prefold, ma ho capito quasi subito che non fossero il modello per me.
Ho provato sia i materiali tecnici che le fibre naturali, finendo per prediligere queste ultime (cotone organico, canapa, bamboo), sia per una questione “etica” che salutare. Perché è vero che un pannolino lavabile, di qualunque materiale sia fatto, è pur sempre una scelta migliore rispetto agli usa e getta, ma è anche vero che un materiale sintetico, alla fine, è realizzato con materiali di derivazione petrolchimica, quindi da fonti non rinnovabili, e non è biodegradabile.

Ciò che da subito mi ha dato la sensazione di aver fatto la “scelta giusta” è stato il non dover cospargere la mia Briciola con kg e kg di crema protettiva. Occasionalmente, le mettevo della crema alla calendula, ma più per un piacere a rinfrescarla, che per la necessità di proteggerla.

Anche mio marito, inizialmente un po’ scettico (soprattutto per le operazioni post cambio), tutte le volte che si dedicava all’operazione pannolino (si, perché io ho un marito che ha sempre cambiato i pannolini a tutti e tre i figli!), notava con soddisfazione come la bimba non fosse né arrossata né tanto meno irritata. E anche lui, quasi subito, è passato all’uso esclusivo di pannolini lavabili. E il dover liberare il pannolino e lasciarlo in attesa di bucato, è rapidamente diventata una routine come un’altra.

Se sono entusiasta dei pannolini lavabili? Posso dire che i lavabili mi hanno cambiato la vita… in tutti i sensi (ma questo, prometto, lo racconterò un’altra volta)

Questo post partecipa al blogstorming


1 commento:

  1. I pannolini lavabili credo sono una scelta coraggiosa perchè riflettendoci non si riesce a trovare un lato negativo se non quello logistico ma .... come scrivevi tu una volta abituati rientrano nella routine delle faccende domestiche .... d'istinto mi viene da dire naaaa non è per me ma nella vita mai dire mai . Sookie

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