L’altro giorno ho
letto il delizioso post di Nina sulle sue avventure e disavventure immobiliari
e, oltre a dichiararmi assolutamente solidale con lei perché so cosa significhi
entrare e uscire all’impazzata da tutte le agenzie immobiliari del circondario,
senza trovare nulla che abbia la benché minima somiglianza con l’oggetto del
desiderio, c’è stata una frase che mi è entrata nel cuore come una lama
affilata, che mi diceva sempre mia mamma, “(ricreare uno spazio accogliente e confortevole) qui, ora”.
In realtà, a questo
giro (il terzo), la fase di ricerca l’abbiamo superata. La casa c’è o meglio,
ci sarà. Prima o poi. Ma è quel “qui,
ora”, che mi ha ronzato in testa
per tutta la giornata di mercoledì, che ha fatto la differenza.
Avremo una casa
nuova, non certo più grande. Ma avremo una cucina abitabile. Avremo un salone
regolare. Avremo un terrazzo. Avremo. Avremo. Avremo.
E’ arrivato, invece,
il momento di soffermarmi su quello che abbiamo
ora. Una casa che, 7 anni fa, abbiamo cercato e trovato con entusiasmo.
Ricordo ancora che ogni giorno trovavo una scusa per venire a vederla “Signora, mi perdoni, ma dovrei prendere le misure della cameretta”. “Signora, mannaggia, ieri ho dimenticato di misurare l’altezza dei soffitti”. “Signora, Lei non ci crederà, ma ho proprio bisogno di prendere le misure di tutti i termosifoni”. In questa casa ci siamo entrati in 4 e ci siamo diventati 5.
Vabbè, se è per questo io considero ancora casa mia quella precedente.
Ricordo ancora che ogni giorno trovavo una scusa per venire a vederla “Signora, mi perdoni, ma dovrei prendere le misure della cameretta”. “Signora, mannaggia, ieri ho dimenticato di misurare l’altezza dei soffitti”. “Signora, Lei non ci crederà, ma ho proprio bisogno di prendere le misure di tutti i termosifoni”. In questa casa ci siamo entrati in 4 e ci siamo diventati 5.
Vabbè, se è per questo io considero ancora casa mia quella precedente.
E così mi sono resa
conto che dovremo restare qui ancora qualche annetto, mica un mese. E dobbiamo
tutti pensare a vivere bene qui, ora. Se
la casalinga disperata, che è inopinatamente entrata nel mio corpo, levasse
finalmente le tende, io potrei riappropriarmi dei miei tempi e dei miei spazi.
Come è capitato ad altre donne/mogli/madri prima di me, prima tra tutte proprio mia
mamma, mi trovo a lavorare, felicemente, da casa. Ma ho bisogno di trovare un
mio spazio qui, ora non lì, chissà
quando.
Giovedì mattina ho
spedito i bimbi a scuola col papà “così stiro
un paio d’ore” (che invece sono diventate quattro, ma vabbè, son
dettagli!). Nel frattempo, vuoi non mettere su una lavatrice? Che poi ti tocca
stenderla, la lavatrice! Però, già che dovevo ritirare i panni asciutti e
stendere quelli bagnati, ho pensato di dare una lavata al pavimento del
nostro francobollo quadrato
balcone. Ma prima di lavare il pavimento, ho buttato un po’ di vecchi vasi,
pulito il mobiletto sotto alla caldaia, tirato
a lucido spolverato il tavolinetto e le sedie di Ikea e, prima ancora di
rendermi conto di cosa stessi effettivamente facendo, mi sono creata il mio
privato, privatissimo angolino di lavoro, certo! finché il tempo regge, ma
com’è che si dice? Chi s’accontenta gode. E poi quando arriverà il freddo vero mi
verrà in mente qualche altra idea geniale.
Per adesso mi godo
la mia nuova postazione o, come lo chiamo io, il mio lavoratorio, con vista panoramica sui pini del giardino
condominiale.
bello pero'!^_^ ci sto per un caffè???
RispondiEliminasi si!!! ci stringiamo e ci facciamo pure un bruchettino ^_^
RispondiEliminaben fatto! Anche io non ho la postazione fissa la mia è mobile ... praticamente ho il portatile sul tavolo della cucina che devo sgombrare ogni volta che dobbiamo mangiare ... sogno la scrivania :-)
RispondiEliminaQuel francobollo è oro! Lascia stare te lo dice una che ha le sbarre alla finestra, fisse. Sono davvero felice di averti contagiato, di aver stimolato il cambiamento, il movimento!!!
RispondiEliminaA me la tua postazione piace da matti, mi trasmette pace e calore :DD