Questa volta il tema del mese di genitoricrescono mi sta terribilmente a cuore, perché negli ultimi
anni ci sono state un paio di cose che ho dovuto trovare il modo di spiegare ai
miei figli:
la morte della nonna e l’interruzione della mia terza
gravidanza.
Una dietro l’altra.
Come si spiega ad un
bambino, di nemmeno 4 anni, che la nonna non c’è più, che non lo verrà più a
trovare, che non lo porterà più alle giostre o al Bioparco? Che non gli leggerà
più le favole e che non lo farà più giocare con il volante e i bottoni della
macchina?
Oltre al mio dolore dovevo gestire anche quello che
avrei dato a lui.
In mio soccorso
venne lo psicologo dell’associazione cui ci eravamo rivolti nell’ultimo
periodo. La soluzione mi sembrò impraticabile nella sua semplicità ma in quel
momento, in cui tutto mi girava vorticosamente intorno, facendomi perdere i
punti di riferimento su cui avevo poggiato le basi della mia esistenza, Alessio
ed io decidemmo di fidarci: avremmo detto a
Tommaso la verità, mostrandogliela, ovvero lo avremmo portato a vedere la
nonna.
L’idea che Tommaso
si potesse costruire una sua verità sulla morte di mia madre mi spaventò non
poco. Ho temuto che, alla lunga, sarebbe cresciuto col dubbio che gli avessi
raccontato una bugia. D’altra parte mica
l’aveva vista, lui. Se,
viceversa, l’avesse vista, negli anni sarebbe riuscito ad elaborare questo lutto.
Sono passati quasi 6
anni e non ci siamo mai pentiti della scelta che abbiamo fatto quella sera. Lo
abbiamo accompagnato nel salone, tenendolo per la manina. Gli abbiamo fatto
vedere il letto di legno della nonna.
“Mamma, ma la nonna fa la ninna?”.
“No! La nonna non sta facendo la ninna”. Sarà,
ma noi non abbiamo mai associato la morte con il sonno. L’ultima cosa che
volevamo era che i bambini rifiutassero di dormire per paura di non svegliarsi
più.
Così come non mi
sono mai pentita di averli lasciati entrambi entrare nel mio dolore. Ancora
adesso, se mi vedono piangere mi domandano “Ti
manca la nonna, vero?”.
Un attimo dopo aver
realizzato che fosse proprio vero, mia mamma non c’era più, mi accorsi di
essere rimasta incinta. Mi aggrappai a questa lieta scoperta come ad un’ancora
di salvezza. E’ stata la speranza che dal mare aperto ad acque tranquille mi
condusse.
Lo dicemmo anche ai
bambini, che presto sarebbe arrivato un fratellino o una sorellina. Il sogno è
durato meno di niente. Alla prima ecografia delle 8 settimane la sentenza agghiacciante : white egg, ovvero camera gestazionale vuota.
Nonostante le beta-hcg in costante crescita, nonostante la pancia avesse preso
a gonfiarsi come un palloncino ad elio, nonostante volessi con tutta me stessa
quel bambino, la camera gestazionale era inequivocabilmente, inesorabilmente, vuota.
Paradossalmente mi
era stato più facile far capire ai bambini che la nonna non ci fosse più,
piuttosto che spiegare loro che il sorellino
non sarebbe nato a fine agosto.
Quella gravidanza si
era interrotta prima ancora di cominciare ma, nonostante ci siano voluti altri
18 mesi, sapevo che un terzo bimbo sarebbe
arrivato nella nostra famiglia. Così ai bambini ho raccontato la favola del sorellino che era dovuto uscire
dalla mia pancia perché aveva dimenticato i capelli e, si sa, un bambino ha bisogno dei suoi capelli!
Sono stati necessari
18 mesi perché questa creatura mettesse ordine nelle sue stanze e li trovasse!
Ieri pomeriggio,
dopo anni che non prendevamo più l’argomento, con il suo sguardo più profondo
di quelli che ti scavano l’anima per 30 cm, Tommaso mi ha chiesto “ma davvero Michela era andata a riprendersi i
capellií?”.
Credo che sia pronto
per ascoltare la storia della verità
Questo post partecipa al blogstorming
mia madre mi aveva portato a vedere mio nonno a sei anni, non fu spaventoso, ma naturale direi.
RispondiEliminaMi hai fatto commuovere...
RispondiEliminaio credo che i bambini abbiano una naturalità che noi non comprendiamo, perchè l'abbiamo persa. spesso per spiegare le cose è sufficiente dirle, con dolcezza, con chiarezza e manifestando tutte le nostre emozioni.
RispondiEliminami sono commossa...
Anch'io mi sono commossa, bellissimo e utilissimo post. Complimenti.
RispondiEliminasono commossa anche io
RispondiElimina“ma davvero Michela era andata a riprendersi i capellií?”. Lo trovo eccezionale
Grazie, grazie a tutte!!!
RispondiEliminaAnche per me è sempre stata una cosa naturale, tant'è che neanche ricordo quando avvenne il mio primo incontro con un "corpo senza vita"...ma Tommy era veramente piccino... per non parlare di Francesco, che aveva appena due anni. Infatti lui non lo portammo e da qualche tempo mi dice che, invece, avrebbe voluto "sapere di esserci stato"...
Io invece non l'ho mai avuto un incontro con un corpo senza vita. Quando è morta mamma non l'ho voluta vedere: già soffrivo a ricordarmela durante l'agonia, non volevo portarmi dietro anche il ricordo del suo corpo senza vita... :-(
RispondiEliminail papà di mia mamma è morto che io facevo le elementari...
RispondiEliminaricordo il dolore di mia mamma...
quella notte miopapà era al lavoro...eravamo in casa soli...ed è arrivata la telefonata....
ricordo tutto alla perfezione...
Non mi hanno portata nemmeno al funerale per nn farmi star male ma per me hanno sbagliato...
Mio nonno era ammalato è vero era tempo che era in ospedale, forse è stato meglio nn vederlo morto ma almeno al funerale ...potevano portarmi...
Anche perchè noi abitavamo davanti alla chiesa e io ho visto tutto dal fuori!
Hai fatto bene ad agire cosi!
Nemmeno io ho visto un corpo senza vita...
RispondiEliminaquando è morto una mia cara amica non l'ho voluta vedere perchè mi avevano detto che non sembrava lei...e non volevo modificare quel ricordo...
e di conseguenza ho evitato poi di vedere tutti gli altri ... :( avrò anche io bisogno di supporto me sa...
Premesso che sono esperienze assolutamente personali, e non c'è un modo giusto e uno sbagliato di agire, a me ha aiutato moltissimo "vedere" (ma non toccare. Non ci sono mai riuscita. E' più forte di me). E' vero, per anni, pensando a mia mamma mi tornava in mente come fosse negli ultimi giorni. Ma DOPO (che per me è stato un paio di anni fa) ogni volta che la penso la ricordo come era sempre stata bella, giovane, e sorridente!
RispondiEliminaE per me è stato così con tutte le persone "care" che mi hanno lasciata "di qua"
E' proprio vero che i bambini sentono e ascoltano tutto...e poi elaborano. Anche per noi è stato difficile spiegare loro che Matteo non c'era più...difficilissimo provare a spiegare perchè mamma tre giorni prima aveva il pancione e poi niente pancione e niente fratellino. E ancor più difficilissimo asciugare le loro lacrime e consolarli, quando invece avrei voluto tanto che qualcuno consolasse me invece.
RispondiEliminaIl fratellino però non gliel'ho fatto vedere, era troppo "rovinato" dopo l'autopsia, ma io me lo sono coccolato un pochino lo stesso.
Otto anni prima, invece, non ce l'ho fatta a vedere mia sorella piccola...aveva tre anni. Non sono nemmeno andata al funerale, son rimasta a casa a badare a mio fratello che all'epoca aveva 14 mesi...e non me ne sono pentita, volevo ricordarla sempre come una splendida bimba sorridente di tre anni con i riccioli biondi...e non come una cosina indifesa provata dal dolore della sua malattia
Mannaggia quant'è dura anche solo ricordare...sono al quarto fazzoletto...Bacione, Patty
Grazie Patty. Grazie per aver messo i tuoi ricordi insieme ai miei...
RispondiEliminaTi mando un abbraccio forte forte, in attesa di poterlo fare fisicamente!!
Mi avete commosso. Io ho visto molti corpi senza vita dalla mia adorata nonna ai miei zii, ad un'amica carissima morta giovanissima e sono comunque scelte, è comunque difficile capire quale sia la più giusta...e lo si può fare solo con il tempo. Un abbraccio Chiara.
RispondiEliminaTenerissimo Tommaso! hanno davvero lo sguardo che dici tu...
RispondiEliminaio ho dovuto spiegare al mio primogenito Alessio che aveva solo 2 anni e 2 mesi che il fratellino che la mamma aveva in pancia è diventato un angelo e non sarebbe tornato a casa con noi. Durante la gravidanza avevo cercato di preparare Alessio a questo triste epilogo, perchè scoprimmo che Gabriele era affetto da ernia diaframmatica (difetto congenito le cui cause sono ancora sconosciute) e che c'era solo un 50% di possibilità di sopravvivere inutile dire che siamo rientrati nel 50% sbagliato.... il mio ometto Alessio è stato davvero il mio appiglio dopo la morte di Gabriele e il fatto di avergli spiegato come stavano davvero le cose senza prenderlo in giro ha aiutato lui e noi ad affrontare questa dolorosa perdita. Ora se gli si chiede di suo fratello Gabriele lui risponde che è in cielo e che ci guasrda da lassù.
RispondiEliminaGrazie Elisa per la tua testimonianza.
EliminaLa verità è sempre la miglior medicina e i nostri figli sono la nostra forza.
Da stasera ho un angelo in più a cui dedicare i miei pensieri