In questi mesi non ho fatto che prendere le misure (in lungo e in largo) della tanto temuta adolescenza.
L’adolescenza è come un parto, un’onda anomala, il peggiore
dei cataclismi, che tu sai che arriverà, che nulla potrai mettere in campo per
impedirlo ma non ti resterà altro che farti travolgere, sperando che passi il
prima possibile.
Guardo avanti e vedo le (poche) amiche con i figli più
grandi dei miei affrontare situazioni che
per me sono ancora lontane…
Guardo indietro e vedo le (tante) amiche con i figli più piccoli dei miei
affrontare situazioni che per me sono
finalmente lontane… (che poi, si fa
presto a dire lontane).
Ma il tempo passa e i figli crescono.
Punto.
Lo so bene che
il peggio debba ancora arrivare, che le contestazioni, le ribellioni, i rifiuti
di adesso non sono nulla in confronto a quello che sarà, ma sotto sotto io
nutro la speranza che, a furia di aspettare questo peggio, alla fine la realtà
sarà meno drammatica di quanto immaginato, ma qui tocca mettere in atto strategie di sopravvivenza.
E per sopravvivenza non intendo dire guardare le sue gambe impelarsi, il viso
imbrufolarsi, la voce incavernirsi e credere che sia tutta colpa della tua imminente
presbiopia.
La prima
cosa da fare è ammettere che l’infanzia abbia ceduto il passo all’adolescenza e un attimo dopo bisogna cercare di non
rimanere fuori dal loro nuovo, meraviglioso mondo. E non vale rievocare a ogni
pie’ sospinto le nostre bravate adolescenziali: agli occhi dei nostri figli, noi
saremo sempre dei tyrannus saurus rex!
Se c’è una
cosa che ho imparato da mia madre, è stata quella di parlare.
Parlare sempre. Parlare di tutto. Parlare per raccontare, parlare
per condividere, parlare per insegnare, parlare per educare, parlare per
rimproverare.
A qualsiasi livello, mantenere vivo il dialogo è fondamentale!
A qualsiasi livello, mantenere vivo il dialogo è fondamentale!
Invece, ieri
mattina credo proprio di aver inferto ai miei ragazzi la peggiore delle punizioni, il silenzio.
Siamo usciti di casa in fortissimo ritardo rispetto all’orario scolastico, grazie al contributo di ognuno dei tre. Ero talmente arrabbiata, ma talmente arrabbiata che ho chiuso la porta di casa con un minaccioso “in macchina facciamo i conti”. Invece in macchina non ho aperto bocca, ed è stato il rimprovero più efficace degli ultimi due anni.
Siamo usciti di casa in fortissimo ritardo rispetto all’orario scolastico, grazie al contributo di ognuno dei tre. Ero talmente arrabbiata, ma talmente arrabbiata che ho chiuso la porta di casa con un minaccioso “in macchina facciamo i conti”. Invece in macchina non ho aperto bocca, ed è stato il rimprovero più efficace degli ultimi due anni.
E ogni
volta che per casa si illuminano i led “adolescenza!” “adolescenza!” “adolescenza!”
il mio pensiero corre a mia mamma e a tutte le cose che avrei voluto
chiederle.
Avrei
voluto chiederle come abbia fatto a sopportarmi in certi momenti.
Avrei voluto chiederle come abbia fatto a non sbattermi al muro tutti i giorni, più volte al giorno.
Avrei voluto chiederle come abbia fatto ad accettare che io stessi crescendo.
E soprattutto, avrei voluto chiederle come abbia fatto a lasciarmi andare per la mia strada.
Avrei voluto chiederle come abbia fatto a non sbattermi al muro tutti i giorni, più volte al giorno.
Avrei voluto chiederle come abbia fatto ad accettare che io stessi crescendo.
E soprattutto, avrei voluto chiederle come abbia fatto a lasciarmi andare per la mia strada.
Benvenuta nella navigazione a vista!
RispondiEliminaCredo che ognuno si esprima con i propri figli anche per il vissuto che si porta dentro.
Incontro mio figlio quando nel dialogo sono la mamma, senza dimenticare che sono stata adolescente.
E noi, la vita ai nostri genitori l'abbiamo parecchio ingarbugliata...
L'adolescenza... attendo con ansia di leggerti ancora sul tema.
anto
Navigo molto a vista, talvolta brancolo nel buio ma ce la faccio, uhhhhh se ce la faccio!
EliminaSul tema continuerò a scriverne... a fiumi!!