giovedì 15 settembre 2011

Travasi (più o meno) montessoriani. Una lezione di vita (73 di 365)



Terzo giorno di inserimento. 

Questa mattina, durante la mezz’ora di compresenza genitori-figli, ho assistito a questa scena a dir poco irresistibile.

Una bimba “grande” aveva diligentemente preparato, sul suo tavolino, il vassoietto con la brocchetta d’acqua, la spugnetta e il bicchierino per giocare ai famosi travasi montessoriani.

Il “gioco” consiste nel travasare l’acqua dalla brocchetta al bicchierino e viceversa. La spugnetta serve per asciugare l’eventuale acqua versata sul vassoietto. 
Poi c’è la variante unvassoietto-dueciotoline-unaspugnetta, ma quella è un’altra storia.

Un bimbo “piccolo”, ha approfittato di un attimo di distrazione della compagnetta, per impossessarsi della brocchetta, appoggiarla direttamente sul tavolino (senza il vassoietto di protezione, in pratica) e infilarci dentro una mano. Da lì a fare una pozzetta sul tavolo ci è voluto un solo battito di ciglia. E lui, entusiasta di questa causa-effetto mano nella brocchetta = pozza d’acqua ha continuato imperterrito, manodentro-manofuori-manodentro-manofuori, noncurante della disperazione della nonna, che si agitava sulla seggiolina cercando di fermare quel fiume in piena. Alla fine la nonna ce l'ha fatta! E' riuscita ad attirare l’attenzione del nipotino e, con un gesto della mano, gli ha fatto capire che l’acqua andasse versata nel bicchiere. Il bimbo ha seguito il suggerimento… Peccato che poi ne abbia dato una bella sorsata!

Quando la maestra si è resa conto di ciò che stesse combinando il bambino, con mia (ma non solo) enorme sorpresa, è scoppiata in una fragorosa risata. L’ha osservato attentamente, trattenendo a stento le lacrime. Poi gli si è avvicinata e l’ha convinto, con assoluto garbo, a provare a giocare in un altro modo non prima, naturalmente, di aver asciugato il pantano.

E’ stato illuminante il suo non avergli detto “hai sbagliato”.

E niente, io non finirò mai di imparare il montessoriano senso della vita, e oggi mi sono resa conto di quanto, spesso, io per prima tenda a non applicarlo. E mi sono domandata se la mia stanchezza serale (cui solitamente attribuisco la mancanza di pazienza) non fosse paragonabile ad una mattinata di due insegnanti alle prese con una cinquantina di bambini (la nostra è una classe che fu sperimentale e che ora è perfettamente a regime). E allora, se una maestra ride di gusto di fronte ad una scena come quella di oggi, perché non dovrei ridere io di fronte ai miei figli?

Ora, non dico mica che succeda sempre, però spesso mi ritrovo implosa nel mio ruolo di educatrice che dimentico quale sia il metodo più naturale ed efficace per raggiungere l’obiettivo.

1 commento:

  1. E' vero a volte dura, trovare il comportamento più corretto, vuoi la stanchezza, vuoi mille altri problemi...Angela

    RispondiElimina

Se mi commenti, io sono contenta!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...