In seguito ad una
conversazione su FB, mia quotidiana fonte di ispirazione, mi sono trovata a
riflettere sui miei sentimenti nei confronti della scuola in generale, e dell’inserimento alla scuola dell’infanzia, in particolare.
Lo ammetto, io ho la
lacrima facile e, quando si tratta dei figli poi, sono sempre pronta a
versarne a fiumi. Per il primo dentino, per il primo sorriso, per il primo
passetto. Per non parlare della prima pipì in piedi!
Mi emoziona vederli
crescere, vederli raggiungere i loro primi traguardi, le prime soddisfazioni e
le prime delusioni.
Rimango sempre incantata al pensiero che "si sono formati dentro di me, ed ora eccoli! guarda
come sono diventati, come stanno crescendo” e mi sembra impossibile
anzi, un miracolo!
Ed è con un
sentimento misto di stupore-miracolo-orgoglio che sto accompagnando mia figlia
in questa fase consapevole della sua vita (povera cocca, al nido l’ho inserita
che aveva poco meno di 8 mesi, e non la si può considerare un’esperienza
consapevole). Devo ammettere, però, che stavolta sono io che sto affrontando
questo periodo in maniera differente, perché lo
so che è il mio ultimo inserimento
da mamma.
Esteriormente
invece, il mio atteggiamento è sempre lo stesso, adottato anche nelle occasioni
precedenti: io mi fido. Mi fido della
scuola che abbiamo scelto; mi fido delle maestre che abbiamo scelto, e che non
pensavo più ci sarebbero capitate in sorte (ma questa è un’altra storia, di una
preghiera e di un miracolo); io mi fido di mia
figlia.
Abbiamo iniziato
martedì, siamo state insieme un’oretta e mezza. Lo stesso è stato mercoledì.
Per il giovedì il
programma, fornitoci oralmente da quelle illuminate delle maestre, recitava
così:
Mamme
care, giovedì e venerdì accompagnate i vostri bambini prestino (8.15) e verso
le 9.00 uscite tutte insieme, perché i bambini devono
piangere tutti insieme. E se non dovessero farlo, daremo loro i
pizzicotti, perché i vostri bambini devono
piangere.
Parole sante,
santissime, benedette!
I bambini devono
piangere per poter essere consolati. Per poter imparare che possono fidarsi.
Io dico sempre che nessuno si prenderà cura dei miei figli come
faccio io. Ma al mondo ci sono, e ci saranno, persone che avranno a che fare
con loro, si occuperanno di loro, si prenderanno cura di loro, e io devo ai miei figli la libertà di fare queste
esperienze di diverso amore,
possibilmente senza interferire.
Forse è proprio
grazie a questo pensiero, che mi ha sempre guidato da 10 anni a questa parte,
che non ho mai avuto alcun senso di colpa a mandarli “a scuola” fin da
piccolissimi.
Ieri mattina, al
momento di andare, lei ovviamente non voleva mandarmi via. Si era convinta e
tranquillizzata con l’idea che mi avrebbe accompagnata alla porta. La maestra
non sapeva del nostro piccolo, complice, accordo e, improvvisamente me l’ha
tolta di mano. Io sono uscita dall’aula con le urla di mia figlia nelle
orecchie. Ho protestato insieme ad un’altra mamma. Ma il mio risentimento è
svanito nel momento stesso in cui l’ho espresso e, all’uscita, mi hanno accolta
una bimba raggiante di felicità e una maestra visibilmente soddisfatta per una
disperazione durata meno di 5 minuti.
Per parte mia, non
ho potuto fare altro che abbracciare stretta stretta la mia cucciola in
crescita e riflettere sulla piega che avrebbe assunto la mattinata, qualora io
mi fossi trattenuta a questionare sul “nostro accordo violato”.
I tuoi figli sono davvero fortunati :) smuackssss
RispondiEliminaUhhh Sara!! E' veramente un bel complimento questo... poi detto da te!! :*
RispondiEliminaQuesto periodo relativo all'inserimento dei figli delle blogger alla scuola materna è molto sorprendente!
RispondiEliminaSto leggendo di mamme che stanno vivendo la cosa in questo modo tanto aperto e che sanno dire "Mio figlio ha sempre vissuto dipendente da me, ora si sta staccando progressivamente, e voglio essere capace di prepararlo al meglio alla vita!".
Quanto mi piacciono queste mamme, complimenti!
Io vorrò essere così, quando avrò un figlio!
Brava Chiara, sei un'ottima mamma...e so quanto è dura ogni giorno.
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