Terzo giorno di
inserimento.
Questa mattina, durante la mezz’ora di compresenza genitori-figli,
ho assistito a questa scena a dir poco irresistibile.
Una bimba “grande”
aveva diligentemente preparato, sul suo tavolino, il vassoietto con la
brocchetta d’acqua, la spugnetta e il bicchierino per giocare ai famosi travasi montessoriani.
Il “gioco” consiste
nel travasare l’acqua dalla brocchetta al bicchierino e viceversa. La spugnetta
serve per asciugare l’eventuale acqua versata sul vassoietto.
Poi c’è la
variante unvassoietto-dueciotoline-unaspugnetta, ma quella è un’altra storia.
Un bimbo “piccolo”,
ha approfittato di un attimo di distrazione della compagnetta, per
impossessarsi della brocchetta, appoggiarla direttamente sul tavolino (senza il
vassoietto di protezione, in pratica) e infilarci dentro una mano. Da lì a fare
una pozzetta sul tavolo ci è voluto un solo battito di ciglia. E lui,
entusiasta di questa causa-effetto mano nella brocchetta = pozza d’acqua ha
continuato imperterrito, manodentro-manofuori-manodentro-manofuori,
noncurante della disperazione della nonna, che si agitava sulla seggiolina
cercando di fermare quel fiume
in piena. Alla fine la nonna ce l'ha fatta! E' riuscita ad attirare l’attenzione del
nipotino e, con un gesto della mano, gli ha fatto capire che l’acqua
andasse versata nel bicchiere. Il bimbo ha seguito il suggerimento… Peccato che
poi ne abbia dato una bella sorsata!
Quando la maestra si
è resa conto di ciò che stesse combinando il bambino, con mia (ma non solo)
enorme sorpresa, è scoppiata in una fragorosa risata. L’ha osservato
attentamente, trattenendo a stento le lacrime. Poi gli si è avvicinata e l’ha
convinto, con assoluto garbo, a provare a giocare in un altro modo non prima,
naturalmente, di aver asciugato il pantano.
E’ stato illuminante
il suo non avergli detto “hai sbagliato”.
E niente, io non finirò mai di imparare il montessoriano
senso della vita, e oggi mi sono resa conto di quanto, spesso, io per
prima tenda a non applicarlo. E mi sono domandata se la mia stanchezza serale
(cui solitamente attribuisco la mancanza di pazienza) non fosse paragonabile ad
una mattinata di due insegnanti alle prese con una cinquantina di bambini (la
nostra è una classe che fu
sperimentale e che ora è perfettamente a regime). E allora, se una maestra ride
di gusto di fronte ad una scena come quella di oggi, perché non dovrei ridere
io di fronte ai miei figli?
Ora, non dico mica
che succeda sempre, però spesso mi ritrovo implosa nel mio ruolo di educatrice
che dimentico quale sia il metodo più naturale ed efficace per raggiungere
l’obiettivo.
E' vero a volte dura, trovare il comportamento più corretto, vuoi la stanchezza, vuoi mille altri problemi...Angela
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