Se
quella che è appena finita è stata la settimana del campo dei Lupetti, è stata anche
quella in cui una terzogenita si è
ritrovata, temporaneamente, ad essere l’unica.
E io me la sono
proprio goduta questa unicità.
Ob torto collo, ho fatto cose con lei cose che di
solito evito come la peste, e mi sono resa conto che ho sempre fatto male.
Me la sono portata dietro ovunque. L’ho costretta a situazioni estenuanti e noiose (la riparazione del lavandino di una cucina, la fila alla scuola media per la consegna della pagella di Francesco, un giro in banca, e un intero pomeriggio di lavoro, senza poter fare un fiato) che perfino Tantalo avrebbe fatto fatica a sopportare.
Me la sono portata dietro ovunque. L’ho costretta a situazioni estenuanti e noiose (la riparazione del lavandino di una cucina, la fila alla scuola media per la consegna della pagella di Francesco, un giro in banca, e un intero pomeriggio di lavoro, senza poter fare un fiato) che perfino Tantalo avrebbe fatto fatica a sopportare.
Lei invece ha
saputo mostrare il lato migliore di sé. Sempre pronta a trovare il lato
divertente della vicenda, anche quando di divertente ci fosse obbiettivamente
ben poco.
Me
la sono vissuta, Michela, l’ho osservata 24 ore su 24 e ho scoperto tante cose
di lei. Ho scoperto che gran parte delle lagne e dei capricci, cui ci sottopone
di continuo, non sono altro che l’unico modo che lei conosce per affermare la sua
presenza in una casa sovraffollata; che sbaglio io a richiedere collaborazione
solo ai fratelli perché lei è ancora
piccola. Questa settimana in cui siamo stati sole noi due per la maggior
parte della giornata, lei è stata di grandissimo aiuto.
Ci
siamo prese del tempo per noi, per le coccole, per i giochi, per i
cartoni-mentre-mamma-lavora. Le cenette in pizzeria con papà, la scelta dello
zaino e dell’astuccio, la passeggiatina serale fino alla gelateria.
Ho
scoperto anche che noi tutti facciamo malissimo a non lasciarla libera di
giocare con Mirtilla (la gatta), temendo che possa infastidirla o farle del
male. In questi giorni l’ho lasciata libera di interagire con Mirtilla, quanto e
come volesse, e Mirtilla ha imparato a fidarsi anche di lei.
Con
il suo modo di fare spontaneo, allegro e gioioso, mi ha fatto capire che ci siano
alcune dinamiche su cui sarà bello e interessante intervenire.
E
lei, in tutto questo? Lei che poteva godere (ed effettivamente ha goduto) della
sua unicità, dell’avere mamma, papà e gatta tutti per sé, non ha fatto passare una serata senza piangere perché avesse nostalgia
dei fratelli e, pur avendo il dominio (semi)assoluto del telecomando, per contrastare la nostalgia, spesso
ha scelto di guardare i Dalton, perché è uno dei loro programmi preferiti.
E
anche questo è stato motivo di una profonda riflessione… tutto ciò in soli sette,
lunghissimi giorni.
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