Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che, come non c’è mai fine al peggio, non c’è limite
neanche al bene.
Per la festa della Comunione di Francesco, tra le tante
cose da fare c’era, ovviamente, l’allestimento della location, ovvero rinfrescare, sistemare e addobbare il Cucuzzolo.
Era tutto calcolato, avevamo tutto organizzato. Esattamente una settimana prima
sarei andata, accompagnata da un valido aiuto, a raddrizzare cornici, sprimacciare
cuscini e a rastrellare le foglie in giardino.
Ma qualcosa doveva andare storto. Così, all’ultimo
minuto, invece di partire in compagnia, mi sono ritrovata in macchina da sola
(con lui), sotto una pioggerellina fina fina fina, buona solo a far salire l’ansia
e il nervoso, alla volta della location
delle feste.
Mentre guidavo mi ripetevo che, il giorno dopo, guidando in direzione opposta, mi sarei sentita più
forte, per aver superato una giornata come quella.
Lasciamo perdere l’arrivo a casa, sotto la stessa
pioggerellina fina fina fina, e lasciamo perdere l’ora e mezza persa dietro all’idraulico
(prima ad aspettarlo poi a guardarlo
lavorare) perché non arrivava l’acqua dentro casa.
Con la luce del giorno, i rumori della strada in
lontananza, qualche sporadica macchina che s’avventurava sopra l’altopiano, sono
andata e venuta dentro e fuori, sopra e sotto; spolverando e togliendo
suppellettili.
Con il calare della sera ho iniziato a sentire il silenzio. Contrariamente a tutto quello che avessi pensato fino a quel momento, per quanto insieme al buio stesse scendendo anche un filino di paura per essere sola lassù, non ho provato l’istinto irrefrenabile di chiudere tutto, montare in macchina e tornare a Roma.
Con il calare della sera ho iniziato a sentire il silenzio. Contrariamente a tutto quello che avessi pensato fino a quel momento, per quanto insieme al buio stesse scendendo anche un filino di paura per essere sola lassù, non ho provato l’istinto irrefrenabile di chiudere tutto, montare in macchina e tornare a Roma.
Però quattro chiacchiere le avrei scambiate volentieri
con un’amica… E in situazioni come queste che succede se chiami un’amica? Nel 99%
dei casi ti fai una di quelle telefonate chilometriche, chiacchierando, scherzando
e ridendo, fino a ché la stanchezza ti spinge a riagganciare e a sprofondare in
uno di quei sonni che ti fanno scordare perfino la tua data di nascita fino
alla mattina dopo, figuriamoci se hai tempo di pensare che sei in Cucuzzolandia
da sola, con al massimo un paio di mucche che vengono a cenare con la tua
siepe. Nell’altro 1% dei casi non fai neanche in tempo a dire dove sei e con
chi non sei, che la tua amica è già salita in macchina e dopo un’ora te la vedi
comparire sul cancello con un litro di latte, le ciambelline al vino e le patatine
per fare l’aperitivo col Berlucchi… alle dieci di sera.
Il
giorno dopo, guidando in direzione opposta, mi sono sentita più forte, ma di
quella forza che solo l’amicizia sa dare.
che bello!
RispondiEliminamoltissimo!
Eliminabelle e veramente rare queste amicizie!
RispondiEliminaA proposito... ancora grazie...
...senza parole...solo tanta emozione, un abbraccio a te e all'1% :-))))))))
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