mercoledì 12 giugno 2013

Al Mulino c'ero anche io!


Affar serio quello della merenda, soprattutto l’annosa questione “merenda o merendina?”. A far chiarezza nel maremagnum delle informazioni, più o meno chiare, dei falsi (falsi?) miti e delle leggende metropolitane che ruotano intorno alle merendine industriali a favore di quelle sane e genuine, preparate da mammà, e viceversa (perché, ovviamente, sono tutti lì a tirare l’acqua al proprio mulino), ci hanno pensato AIDEPI e il loro merendineitaliane.it, INC e TTV, che si sono presi la briga di mettere in comunicazione Aziende e consumatori, perché qui qualcuno si è finalmente reso conto che i tempi siano cambiati e, di conseguenza, anche il linguaggio deve cambiare, e ci si è accorti che non basta il bel Banderas alle prese con la Gallina Cesarina a convincere mamme, nonne, tate e zie sulla bontà delle merendine Mulino Bianco.

Che poi, io ci sono cresciuta a pane e Mulino Bianco, e ho sfiorato non poche volte l’indigestione da “Soldino”.

Però poi è saltata fuori la storia delle pubblicità ingannevoli e allora abbiamo imparato a dubitare di tutto e tutti, e le merendine a mio figlio gliele preparo io, perché come gliele preparo io nessuno mai, e io sì che so cosa ci metto dentro. E mica uso  i conservanti, io!

Questi e altri millemila pensieri, hanno trovato posto in valigia quando, poco meno di una settimana fa, con un manipolo di altre blogger, capitanate da quei signori di cui sopra, che si sono presi la briga di coordinare il dialogo tra le Aziende e i consumatori, sono partita alla volta di Melfi, in quel della Basilicata.

Dice e che ci siete andate a fare in Basilicata?

Dieci giorni fa avrei risposto “a sentire cosa avessero da dire i signori del Mulino sulla bontà e genuinità delle loro merendine”, con quell’aria di sufficienza mista a pregiudizio, figlio del disincanto visto come, solitamente, vengono veicolate le informazioni.

Oggi rispondo “a incontrare Paolo, Corrado, Francesco, Francesca, Massimiliano e Nicola”.
Perché, nonostante non ci fosse alcuna verde vallata sovrastata dal benché minimo mulino, ma anzi una landa sconfinata in cui si perdeva uno stabilimento, che aiutatemi a dire enorme e brutto, noi abbiamo incontrato delle persone, che prima ancora di pubblicizzare i loro prodotti e indottrinare e imbonire questo gruppetto di visitatrici assiepate nella loro sala riunioni, hanno iniziato a parlare di persone. Di tutte le 350 persone che costituiscono la grande famiglia del Mulino.

E le domande provocatorie non sono certo mancate ma ce l’avete il nido aziendale? (l’eccellenza nei parametri di welfare e conciliazione). No. A Melfi non ce l’hanno il nido aziendale. E quante sono le donne impiegate nello stabilimento? Si e no il 10%... Ahhh eccola la Basilicata maschilista e retrograda!
Ma quale maschilista e quale retrograda! La Basilicata è forse l’ultima regione in Italia in cui si possa serenamente arrivare a fine mese con un solo stipendio in famiglia. Così un coniuge lavora e l’altro si occupa della famiglia, che sia la donna a restare a casa è un dettaglio, perché poi, a scuola finita, quando i figlioli possono essere affidati alle cure dei nonni, le donne entrano a lavorare nello stabilimento. Sono lavoratrici stagionali, ma sono sempre le stesse, da anni. Si potrebbe parlare di part time verticale, su base mensile, anziché settimanale. E in un territorio in cui, a 200 metri dal portone Mulino Bianco, ci sono altre realtà industriali squassate da scioperi e rivolte, nella famiglia del Mulino l’assenteismo è ridotto ai minimi storici (3%); i problemi economici e personali vengono discussi con Paolo, il megadirettoregalattico, che anziché comportarsi da megadirettoregalattico, è semplicemente “uno di loro”; tutti i dipendenti, dal primo all’ultimo, si sentono parte di qualcosa di grande, e ne sono responsabili, al punto da autorevocarsi i giorni di permesso in caso di necessità, o attaccare servizio un’ora prima (e parliamo delle 5 del  mattino) se c’è da allestire la festa delle famiglie.

Dopo la storia dello stabilimento e dell’Azienda in generale, la conversazione è entrata nel vivo: 
le meredine fatte come le faresti tu a casa tua. Ecco bravo signor Corrado, stupiscimi. Convincimi che le tue merendine siano fatte come le mie, che poi… ma tu che ne sai come le preparo io le merendine per i miei figli?!

E di fronte alla slide di comparazione merenda-del-mulino vs merenda-di-mammà  a momenti mi partiva un embolo. Se tu mi paragoni un innocente flautino con una sleppa di pane farcita con mezzo chilo di mortadella (dicesi sleppa una fetta di pane di dimensione variabile tra i 7 e i 10 mq) o con un quarto di crostata da sette/ottocento grammi, che dire? ponfiponfiponponpon, ti piace vincere facile!

Ma, invece, dimmi un po’, signor Corrado: come sono fatti i tuoi flautini?
Le nostre merende sono lievitate naturalmente. Lì non mi sono tenuta, il sopracciglio ha iniziato a vivere di vita propria e si è inarcato, neanche ci fosse stato un argano in mezzo alla fronte a tirarlo su. In che senso naturalmente?!  Nell’unico senso universalmente riconosciuto: nelle merendine lievitate Mulino Bianco il 20% degli agenti lievitanti è rappresentato dalla pasta madre.
E io ho vacillato.

E l’ho visto Corrado, felice di aver finalmente fatto breccia nei nostri cuori. Ma questa informazione, che qualunque volpone esperto di marketing&advertising si sarebbe giocato come un fuoco d’artificio, Corrado ce l’ha passata con una semplicità e umiltà disarmanti. Però non ha perso il vantaggio, Corrado, e ha sparato le ultime cartucce tutte insieme e ci ha inferto, decisamente, il colpo di grazia: le uova utilizzate nel Mulino innanzitutto sono a km0. Dal momento che devono essere utilizzate entro le 24 ore dalla deposizione e devono passare quei millemilamilioni di controlli, è stato scelto un produttore locale; secondo (ma non in ordine di importanza), le uova provengono da galline allevate a terra. Probabilmente non scorrazzeranno per l’aia, ma le galline “Mulino Bianco”, anche se sono allevate al coperto, possono muoversi liberamente, spiegare e sbattere le ali, becchettare e grattare le unghie, e Mulino Bianco ha vinto il premio good egg
E io ho vacillato.

E poi siamo venute a sapere da Massimiliano che il fornitore del latte è uno solo, che anche lui ha accettato il protocollo del Mulino e si sottopone a controlli e autocontrolli continui, persino su come  vengano lavate e disinfettate le cisterne.
E io ho vacillato.

E però c’è il problema delle date di scadenza (sempre troppo ravvicinate tra il momento in cui la confezione si trova sullo scaffale e quello in cui il prodotto si autodisintegrerà) e la conseguente permamenza nella bustina di plastica. Altro mito da sfatare. Una qualsiasi confezione arriva sugli scaffali di negozi e supermercati entro 10 giorni dalla produzione. E le date di scadenza sono a breve proprio ad indicare la freschezza del prodotto. Eh no, signor Mulino, ma se questa informazione non la fai circolare come si deve, noi come facciamo a saperlo? Non mi fare come con la Gallina Cesarina! Per il signor Mulino l’aver affiancato a Mugnaiobanderas una pennuta razzolante al posto della solita bellagnocca, sta a significare che al Mulino si usano solo uova di gallinefelici. Pensa tu che invece io l’avevo preso come l’inesorabile declino del fascino del Bellantonio… e la mercificazione dell’uomo per attrarre ingenue e sprovvedute madri del XXI secolo... ok la smetto!

Vabbè, però siccome si sa che, alla fine, le chiacchiere stanno a zero, i signori del Mulino ci hanno fatto fare un bel giretto turistico in giro per il Mulin … lo stabilimento.

Ci fosse stata una cosa fuori posto, una traccia di farina. No, solo un inebriante profumo di dolce da forno, come quello che si sprigiona a casa mia, quelle tre o quattro volte a settimana. Ma non eravamo a casa mia. Eravamo nello stabilimento del Mulino.
Nella stanza delle impastatrici, Massimiliano ci ha spiegato il funzionamento dei macchinari. Dice qui succede né più né meno di quello che capita nelle vostre cucine quando azionate il frullatore o meglio ancora il Bimby…
Capito?!?! Massimiliano lo sa che noi a casa usiamo il Bimby! Allora è vero che le loro merendine sono fatte esattamente come le mie… 
Ma se io a casa mia dal bimby al piano di lavoro effettuo una rotazione di 90° scarsi, nello stabilimento bisogna percorrere quei 2/300 metri, e vacci un po’ tu in lungo e in largo per i corridoi del Mulino! Dice di sicuro avranno le macchinine elettriche. Ma quali macchinine elettriche! In bicicletta circolano, i mastromugnai!

 E nella sala dei mattarelli abbiamo incontrato lui, l’uomo che non vedevamo l’ora di conoscere, per scoprire se il signor Corrado si fosse preso gioco di noi o se ci avesse detto la verità. 
Corrado non mente, sappiatelo. Nicola e la sua pasta madre esistono davvero!
Dice mettete le mani nelle vaschette della pasta madre (più che vaschette, pozzi senza fondo). Odoratela. Spezzettatela. Manipolatela… Ah, certo! Se volete, portatevela a casa. Come portatevela a casa?! Portatevela-a-casa. E ci hanno fornito fazzolettini e bicchierini per riporla, oltre alle indicazioni su come rinfrescarla e conservarla.

E mentre brandivo il mio tesoro prezioso in mano, con elegante nonchalance mi sono chinata a guardare cosa accadesse sotto ai mattarelloni e ai nastri trasportatori. La pasta veniva ripiegata nmilavolte (c’è chi il conto l’ha fatto sul serio) e fatta camminare lungo il corridoio della lievitazione (naturalmente chiuso, protetto, isolato da tutti gli agenti inquinanti, respiro di Nicola compreso). E il pavimento era lustro e pulito.

Seguendo il percorso del flauto, ci siamo imbattuti nel pane ai semi di lino. Ci credereste voi che
appena cotto, ancora caldo bollente, è un pane di una bontà disarmante, con tanto di crosta scrocchierella? Peccato che il confezionamento ne comprometta la fragranza!

E finalmente il flauto, lievitato, cotto, raffreddato, tagliato, farcito (le farce vengono prodotte un momento prima di essere spalmate sulla merendina per evitare l’uso dei conservanti… al Mulino non usano conservanti. Non è una trovata pubblicitaria per intortare le ingenue e sprovvedute madri del XXI secolo) e porzionato è pronto per finire la sua corsa verso la bustina e la scatola disegnata.

Scusa Francesco, ma al momento del porzionamento, le estremità del serpentone di pasta farcita, una volta tagliate che fine fanno?! Perché, alla fine, si tratta di uno spreco notevole. Al Mulino non si butta via niente. Tutti gli scarti, a meno che non siano finiti a terra o siano stati evidentemente contaminati, finiscono nel ciclo dell’alimentazione zootecnica. Quasi quasi le invidio quelle bestiole, nutrite a erba e flauti!

Venga anche lei signora, a fare un’esperienza che non proverà  mai più in tutta la sua vita, e il signore con gli occhiali ha sfilato dal nastro trasportatore un flauto con la crema al cioccolato ancora calda.Una danza di sapori, emozioni e colori ha invaso la mia bocca, coinvolgendo tutti i sensi.

E io sono crollata.

E d’ora in poi flauti come se piovesse? No, direi di no. Io continuo a pensare che la merenda più sana sia veramente quella che preparo io, un giorno sì e quell’altro pure, per i miei figli. Ma da oggi la preparerò per il piacere di farlo, sapendo che in dispensa posso tenere serenamente un pacco di flauti di scorta, senza finire nell’albo delle madri degeneri e sconsiderate.

6 commenti:

  1. Direi 'finalmente qualche buona notizia!!!!!'
    Anche io che preparo i dolci in casa (1 volta ogni 2-3- mesi.....) tengo sempre qualche merendina di scorta, da oggi solo Mulino!!!!!

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    1. Ma che devo fare io con te?!? Mi eri diventata tanto brava che sfornavi ciambelloni a gogo!!!

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  2. Bello brava mi sei piaciuta tantissimo!

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  3. Piacevolissimo leggerti.
    Credo che avrei pensato la stessa cosa che pensi tu.
    So che alcune aziende stanno facendo sforzi notevoli, ma so anche che non possono uguagliare una piccola produzione casalinga, fatta cn criterio, e che proprio perché piccola è sempre fresca e senza problemi di "data di scandenza".
    Per il resto, di flauti non è mai morto nessuno.

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  4. ma che bellissimissimo articolo!
    ma gliel'hai detto bene-bene che la pubblicità della gallina fa schifo?

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Se mi commenti, io sono contenta!

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