Affar serio quello della merenda, soprattutto l’annosa
questione “merenda o merendina?”. A
far chiarezza nel maremagnum delle
informazioni, più o meno chiare, dei falsi (falsi?) miti e delle leggende
metropolitane che ruotano intorno alle merendine industriali a favore di quelle
sane e genuine, preparate da mammà, e
viceversa (perché, ovviamente, sono tutti lì a tirare l’acqua al proprio
mulino), ci hanno pensato AIDEPI e il loro merendineitaliane.it, INC e TTV, che si sono
presi la briga di mettere in comunicazione Aziende e consumatori, perché qui
qualcuno si è finalmente reso conto che i tempi siano cambiati e, di
conseguenza, anche il linguaggio deve cambiare, e ci si è accorti che non basta
il bel Banderas alle prese con la Gallina Cesarina a convincere mamme, nonne,
tate e zie sulla bontà delle merendine Mulino Bianco.
Che poi, io ci sono cresciuta a pane e Mulino Bianco, e
ho sfiorato non poche volte l’indigestione da “Soldino”.
Però poi è saltata fuori la storia delle pubblicità
ingannevoli e allora abbiamo imparato a
dubitare di tutto e tutti, e le merendine a mio figlio gliele preparo io,
perché come gliele preparo io nessuno mai, e io sì che so cosa ci metto dentro.
E mica uso i conservanti, io!
Questi e altri millemila pensieri, hanno trovato posto in
valigia quando, poco meno di una settimana fa, con un manipolo di altre
blogger, capitanate da quei signori di cui sopra, che si sono presi la briga di
coordinare il dialogo tra le Aziende e i consumatori, sono partita alla volta
di Melfi, in quel della Basilicata.
Dice e che ci siete andate a fare in Basilicata?
Dieci giorni fa avrei risposto “a sentire cosa avessero da dire i signori del Mulino sulla bontà e
genuinità delle loro merendine”, con quell’aria di sufficienza mista a
pregiudizio, figlio del disincanto visto come, solitamente, vengono veicolate
le informazioni.
Oggi rispondo “a incontrare Paolo,
Corrado, Francesco, Francesca, Massimiliano e Nicola”.
Perché, nonostante non ci fosse alcuna verde vallata
sovrastata dal benché minimo mulino, ma anzi una landa sconfinata in cui si
perdeva uno stabilimento, che aiutatemi a dire enorme e brutto, noi abbiamo incontrato delle persone, che
prima ancora di pubblicizzare i loro prodotti e indottrinare e imbonire questo
gruppetto di visitatrici assiepate nella loro sala riunioni, hanno iniziato a
parlare di persone. Di tutte le 350 persone che costituiscono la grande famiglia del Mulino.
E le domande provocatorie non sono certo mancate ma ce l’avete il nido aziendale? (l’eccellenza
nei parametri di welfare e conciliazione). No. A Melfi non ce l’hanno il nido
aziendale. E quante sono le donne
impiegate nello stabilimento? Si e no il 10%... Ahhh eccola la Basilicata
maschilista e retrograda!
Ma quale maschilista e
quale retrograda! La Basilicata è forse l’ultima regione in Italia in cui si
possa serenamente arrivare a fine mese con un solo stipendio in famiglia. Così
un coniuge lavora e l’altro si occupa della famiglia, che sia la donna a
restare a casa è un dettaglio, perché poi, a scuola finita, quando i figlioli
possono essere affidati alle cure dei nonni, le donne entrano a lavorare nello
stabilimento. Sono lavoratrici stagionali, ma sono sempre le stesse, da anni.
Si potrebbe parlare di part time verticale, su base mensile, anziché
settimanale. E in un territorio in cui, a 200 metri dal portone Mulino Bianco,
ci sono altre realtà industriali squassate da scioperi e rivolte, nella
famiglia del Mulino l’assenteismo è ridotto ai minimi storici (3%); i problemi economici
e personali vengono discussi con Paolo, il megadirettoregalattico, che anziché comportarsi
da megadirettoregalattico, è semplicemente “uno di loro”; tutti i dipendenti,
dal primo all’ultimo, si sentono parte di qualcosa di grande, e ne sono
responsabili, al punto da autorevocarsi i giorni di permesso in caso di
necessità, o attaccare servizio un’ora prima (e parliamo delle 5 del mattino) se c’è da allestire la festa delle
famiglie.
Dopo la storia dello stabilimento e dell’Azienda in
generale, la conversazione è entrata nel vivo:
le meredine fatte come le faresti tu a casa tua. Ecco bravo signor
Corrado, stupiscimi. Convincimi che le tue merendine siano fatte come le mie,
che poi… ma tu che ne sai come le preparo io le merendine per i miei figli?!
E di fronte alla slide di comparazione merenda-del-mulino
vs merenda-di-mammà a momenti mi partiva un embolo. Se tu mi
paragoni un innocente flautino con
una sleppa di pane farcita con mezzo chilo di mortadella (dicesi sleppa una fetta di pane di dimensione variabile tra i 7 e i 10
mq) o con un quarto di crostata da sette/ottocento grammi, che dire? ponfiponfiponponpon, ti piace vincere
facile!
Ma,
invece, dimmi un po’, signor Corrado: come sono fatti i tuoi flautini?
Le
nostre merende sono lievitate naturalmente. Lì non mi sono
tenuta, il sopracciglio ha iniziato a vivere di vita propria e si è inarcato, neanche
ci fosse stato un argano in mezzo alla fronte a tirarlo su. In che senso naturalmente?! Nell’unico
senso universalmente riconosciuto: nelle
merendine lievitate Mulino Bianco il 20% degli agenti lievitanti è
rappresentato dalla pasta madre.
E io ho vacillato.
E io ho vacillato.
E l’ho visto Corrado,
felice di aver finalmente fatto breccia nei nostri cuori. Ma questa
informazione, che qualunque volpone esperto di marketing&advertising si
sarebbe giocato come un fuoco d’artificio, Corrado ce l’ha passata con una
semplicità e umiltà disarmanti. Però non ha perso il vantaggio, Corrado, e ha
sparato le ultime cartucce tutte insieme e ci ha inferto, decisamente, il colpo
di grazia: le uova utilizzate nel Mulino
innanzitutto sono a km0. Dal momento che devono essere utilizzate entro le
24 ore dalla deposizione e devono passare quei millemilamilioni di controlli, è
stato scelto un produttore locale; secondo (ma non in ordine di importanza), le uova provengono da galline allevate a
terra. Probabilmente non scorrazzeranno per l’aia, ma le galline “Mulino
Bianco”, anche se sono allevate al coperto, possono muoversi liberamente, spiegare
e sbattere le ali, becchettare e grattare le unghie, e Mulino Bianco ha vinto
il premio good egg!
E io ho vacillato.
E poi siamo venute a
sapere da Massimiliano che il fornitore del latte è uno solo, che anche lui ha
accettato il protocollo del Mulino e si sottopone a controlli e autocontrolli
continui, persino su come vengano lavate
e disinfettate le cisterne.
E io ho vacillato.
E io ho vacillato.
E
però c’è il problema delle date di scadenza (sempre troppo ravvicinate tra il
momento in cui la confezione si trova sullo scaffale e quello in cui il prodotto
si autodisintegrerà) e la conseguente permamenza nella bustina di plastica. Altro mito da sfatare. Una qualsiasi confezione
arriva sugli scaffali di negozi e supermercati entro 10 giorni dalla produzione.
E le date di scadenza sono a breve proprio ad indicare la
freschezza del prodotto. Eh no, signor Mulino, ma se questa informazione non
la fai circolare come si deve, noi come facciamo a saperlo? Non mi fare come
con la Gallina Cesarina! Per il signor Mulino l’aver affiancato a
Mugnaiobanderas una pennuta razzolante al posto della solita bellagnocca, sta a
significare che al Mulino si usano solo uova di gallinefelici. Pensa tu che invece
io l’avevo preso come l’inesorabile declino del fascino del Bellantonio… e la
mercificazione dell’uomo per attrarre ingenue
e sprovvedute madri del XXI secolo... ok la smetto!
Vabbè, però siccome si sa che, alla fine, le
chiacchiere stanno a zero, i signori del
Mulino ci hanno fatto fare un bel giretto turistico in giro per il Mulin
… lo stabilimento.
Ci fosse stata una cosa fuori posto, una traccia di
farina. No, solo un inebriante profumo di dolce da forno, come quello che si
sprigiona a casa mia, quelle tre o quattro volte a settimana. Ma non eravamo a casa mia. Eravamo nello
stabilimento del Mulino.
Nella stanza delle impastatrici, Massimiliano ci ha spiegato il
funzionamento dei macchinari. Dice qui
succede né più né meno di quello che capita nelle vostre cucine quando azionate
il frullatore o meglio ancora il Bimby…
Capito?!?! Massimiliano lo sa che noi a casa usiamo il Bimby! Allora è vero che le loro merendine sono fatte esattamente come le mie…
Capito?!?! Massimiliano lo sa che noi a casa usiamo il Bimby! Allora è vero che le loro merendine sono fatte esattamente come le mie…
Ma se io a casa mia dal
bimby al piano di lavoro effettuo una rotazione di 90° scarsi, nello
stabilimento bisogna percorrere quei 2/300 metri, e vacci un po’ tu in lungo e
in largo per i corridoi del Mulino! Dice di
sicuro avranno le macchinine
elettriche. Ma quali macchinine elettriche! In bicicletta circolano, i
mastromugnai!
Corrado non mente, sappiatelo. Nicola e
la sua pasta madre esistono davvero!
Dice mettete le mani nelle vaschette della pasta madre (più che vaschette, pozzi senza fondo). Odoratela. Spezzettatela. Manipolatela… Ah, certo! Se volete, portatevela a casa. Come portatevela a casa?! Portatevela-a-casa. E ci hanno fornito fazzolettini e bicchierini per riporla, oltre alle indicazioni su come rinfrescarla e conservarla.
Dice mettete le mani nelle vaschette della pasta madre (più che vaschette, pozzi senza fondo). Odoratela. Spezzettatela. Manipolatela… Ah, certo! Se volete, portatevela a casa. Come portatevela a casa?! Portatevela-a-casa. E ci hanno fornito fazzolettini e bicchierini per riporla, oltre alle indicazioni su come rinfrescarla e conservarla.
E mentre brandivo il mio tesoro prezioso in mano, con
elegante nonchalance mi sono chinata
a guardare cosa accadesse sotto ai mattarelloni e ai nastri trasportatori. La pasta
veniva ripiegata nmilavolte (c’è chi il conto l’ha fatto sul serio) e fatta
camminare lungo il corridoio della lievitazione (naturalmente chiuso, protetto,
isolato da tutti gli agenti inquinanti, respiro di Nicola compreso). E il
pavimento era lustro e pulito.
Seguendo il percorso del flauto, ci siamo
imbattuti nel pane ai semi di lino. Ci credereste voi che
appena cotto, ancora
caldo bollente, è un pane di una bontà disarmante, con tanto di crosta scrocchierella?
Peccato che il confezionamento ne comprometta la fragranza!
E finalmente il flauto, lievitato, cotto, raffreddato,
tagliato, farcito (le farce vengono
prodotte un momento prima di essere spalmate sulla merendina per evitare l’uso
dei conservanti… al Mulino non usano
conservanti. Non è una trovata pubblicitaria per intortare le ingenue e sprovvedute madri del XXI secolo) e porzionato
è pronto per finire la sua corsa verso la bustina e la scatola disegnata.
Scusa
Francesco, ma al momento del porzionamento, le estremità del serpentone di
pasta farcita, una volta tagliate che fine fanno?! Perché, alla fine, si tratta
di uno spreco notevole. Al Mulino non si butta via niente. Tutti
gli scarti, a meno che non siano finiti a terra o siano stati evidentemente
contaminati, finiscono nel ciclo dell’alimentazione zootecnica. Quasi quasi le invidio
quelle bestiole, nutrite a erba e flauti!
Venga
anche lei signora, a fare un’esperienza che non proverà mai più in tutta la sua vita,
e il signore con gli occhiali ha sfilato dal nastro trasportatore un flauto con
la crema al cioccolato ancora calda.Una danza di sapori, emozioni e colori ha invaso la mia bocca, coinvolgendo
tutti i sensi.
E io sono crollata.
E d’ora in poi flauti come se piovesse? No, direi di
no. Io continuo a pensare che la merenda più sana sia veramente quella che
preparo io, un giorno sì e quell’altro pure, per i miei figli. Ma da oggi la preparerò per il piacere di
farlo, sapendo che in dispensa posso tenere serenamente un pacco di flauti di
scorta, senza finire nell’albo delle madri degeneri e sconsiderate.
Direi 'finalmente qualche buona notizia!!!!!'
RispondiEliminaAnche io che preparo i dolci in casa (1 volta ogni 2-3- mesi.....) tengo sempre qualche merendina di scorta, da oggi solo Mulino!!!!!
Ma che devo fare io con te?!? Mi eri diventata tanto brava che sfornavi ciambelloni a gogo!!!
EliminaBello brava mi sei piaciuta tantissimo!
RispondiEliminaGrazie!!!
EliminaPiacevolissimo leggerti.
RispondiEliminaCredo che avrei pensato la stessa cosa che pensi tu.
So che alcune aziende stanno facendo sforzi notevoli, ma so anche che non possono uguagliare una piccola produzione casalinga, fatta cn criterio, e che proprio perché piccola è sempre fresca e senza problemi di "data di scandenza".
Per il resto, di flauti non è mai morto nessuno.
ma che bellissimissimo articolo!
RispondiEliminama gliel'hai detto bene-bene che la pubblicità della gallina fa schifo?