Me la ricordo come fosse ieri, la partenza per il mio viaggio di nozze. E più ancora mi ricordo, tra i millemilioni di preparativi, la scelta della meta della nostra più-che-romantica avventura: l’Egitto. Dal Cairo, alla crociera sul Nilo fino alla paradisiaca Ras Nasrani Bay.
Per
quanto mi sforzassi, mappamondo alla mano, di trovare alternative anche più
esotiche, anche più lontane, non c’era altro posto al mondo che desiderassi
visitare più dell’Egitto. Probabilmente oggi sceglierei destinazioni diverse,
ma quindici anni fa Egitto volevamo ed
Egitto fu.
Sicuramente
l’unico giorno in cui ho pensato a qualcosa di diverso da piramidi, sfingi,
crociere e barriere coralline fu il 15 settembre, ma per il resto già mi
immaginavo sulla gobba di un cammello per raggiungere una qualsiasi oasi e sorseggiare
il tè nel deserto. No… bè, per fortuna il nostro itinerario non prevedeva cammelli,
oasi né tè nei deserti!
Finalmente il giorno
della partenza. Chiusa
anche l’ultima valigia (quindici anni fa
partivamo con tre mega valigie in due, adesso con quattro trolley piccoli in
cinque… e poi si dice che non sono migliorata!), e ascoltata per la
centesima volta la raccomandazione di mia madre di non bere mai acqua che non
provenisse da bottigliette chiuse e sigillate, ci siamo avventurati in quel dell’Aeroporto Lonardo Da Vinci (a Fiumicino,
insomma!).
Se
il buongiorno si vede dal mattino, avremmo dovuto cogliere dei piccoli,
apparentemente insignificanti, segnali fin dall’inizio. La compagnia di
bandiera egiziana, in una discutibile politica di contenimento dei costi, aveva
del tutto arbitrariamente soppresso due o tre voli, per evitare di far
decollare aerei semivuoti. La conclusione è stata lasciare l’Italia 4 ore dopo
l’orario previsto, in un aereo gremito all’inverosimile. Va bene che sei un airbus
intercontinentale da 200 posti, ma non è che devi riuscire a occuparli proprio
tutti tutti…
Durante
quelle ore di attesa in aeroporto, il secondo segno. Una coppia romantica (tanto quanto noi), in partenza per il
viaggio di nozze in Egitto (proprio come
noi), con un intero set di valigie al seguito (come noi), si era fermata dinanzi a un gabbiotto in cui, per la
modica cifra di venticinquemila lire a valigia, un addetto dell’aeroporto
provvedeva a impacchettare e sigillare con della pellicola speciale il bagaglio degli ingenui viaggiatori. Per un
attimo ho desiderato anche io garantirmi
quell’eccellente assicurazione sul bagaglio. Non della stessa idea fu il
mio beneamato neomarito che, con
piglio fiero e sicuro, mi fece notare come le nostre valigie, a differenza di
quelle dei nostri compagni di volo, fossero già “self-insured”, come se
bastasse una scocca rigida e un lucchetto con la combinazione a preservarci da
qualsiasi sgradita sorpresa.
L’arrivo
a Il Cairo, comodamente previsto intorno all’ora di cena, è avvenuto invece a
notte fonda. Che gioia immensa essere ispezionati, rispondere a domande poste
in un inglese alquanto improbabile e finalmente varcare la dogana, alle due di
notte! Per lo meno mio marito e io non abbiamo avuto ulteriori variazioni sul
tema. Chissà se i nostri compagni di avventura ancora ripensano al loro set di
valigie color tortora, in morbida pelle che profumava di nuovo, con gli intarsi
arancioni, incellophanate e plastificate a venticinquemila lire al pezzo, completamente squarciate e violate, sommariamente
richiuse con pezzi di spago e scotch malamente strappati e legati insieme.
Sono
passati quindici anni, ma l’immagine di quei due ragazzi in lacrime rimarrà
viva nei miei ricordi ancora a lungo, ne sono certa. Poco importa se mezz’ora
dopo abbiamo ricevuto l’amara notizia che il battello, accuratamente scelto tra
mille per la nostra romantica crociera sul Nilo, all’ultimo momento fosse stato
dichiarato inagibile e sostituito
con uno di categoria superiore. E’ solo un dettaglio che al momento di raggiungere
Sharm el Sheik mio marito avesse 40 di
febbre e che al ritorno in Italia io
sia stata ricoverata d’urgenza a Malattie Infettive, senza avere la più
pallida idea di quale virus mi fossi riportata per souvenir.
A
distanza di tanti anni ricordiamo ancora con occhi sognanti il nostro viaggio
di nozze, e ci rivediamo, neosposini,
percorrere il Viale delle Sfingi a Luxor o aggirarci nella sala degli ipostili
nel monumentale complesso di Karnak, ma quel che è certo è che, da allora, non
abbiamo più pianificato un viaggio senza prima prendere in considerazione un’assicurazione All Inclusive, come
quella offerta da Alliance Global Assistance, che preveda un’assistenza (e una
copertura) non solo sanitaria perché, gli imprevisti durante un
viaggio nessuno li vorrebbe ma, purtroppo, sono da mettere decisamente in conto!
(Questo
è un post sponsorizzato)
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