lunedì 11 agosto 2014

Viaggiare sì, ma assicurati!


Me la ricordo come fosse ieri, la partenza per il mio viaggio di nozze. E più ancora mi ricordo, tra i millemilioni di preparativi, la scelta della meta della nostra più-che-romantica avventura: l’Egitto. Dal Cairo, alla crociera sul Nilo fino alla paradisiaca Ras Nasrani Bay.

Per quanto mi sforzassi, mappamondo alla mano, di trovare alternative anche più esotiche, anche più lontane, non c’era altro posto al mondo che desiderassi visitare più dell’Egitto. Probabilmente oggi sceglierei destinazioni diverse, ma quindici anni fa Egitto volevamo ed Egitto fu.

Sicuramente l’unico giorno in cui ho pensato a qualcosa di diverso da piramidi, sfingi, crociere e barriere coralline fu il 15 settembre, ma per il resto già mi immaginavo sulla gobba di un cammello per raggiungere una qualsiasi oasi e sorseggiare il tè nel deserto. No… bè, per fortuna il nostro itinerario non prevedeva cammelli, oasi né tè nei deserti!

Finalmente il giorno della partenza. Chiusa anche l’ultima valigia (quindici anni fa partivamo con tre mega valigie in due, adesso con quattro trolley piccoli in cinque… e poi si dice che non sono migliorata!), e ascoltata per la centesima volta la raccomandazione di mia madre di non bere mai acqua che non provenisse da bottigliette chiuse e sigillate, ci siamo avventurati in quel dell’Aeroporto Lonardo Da Vinci (a Fiumicino, insomma!).

Se il buongiorno si vede dal mattino, avremmo dovuto cogliere dei piccoli, apparentemente insignificanti, segnali fin dall’inizio. La compagnia di bandiera egiziana, in una discutibile politica di contenimento dei costi, aveva del tutto arbitrariamente soppresso due o tre voli, per evitare di far decollare aerei semivuoti. La conclusione è stata lasciare l’Italia 4 ore dopo l’orario previsto, in un aereo gremito all’inverosimile. Va bene che sei un airbus intercontinentale da 200 posti, ma non è che devi riuscire a occuparli proprio tutti tutti…

Durante quelle ore di attesa in aeroporto, il secondo segno. Una coppia romantica (tanto quanto noi), in partenza per il viaggio di nozze in Egitto (proprio come noi), con un intero set di valigie al seguito (come noi), si era fermata dinanzi a un gabbiotto in cui, per la modica cifra di venticinquemila lire a valigia, un addetto dell’aeroporto provvedeva a impacchettare e sigillare con della pellicola speciale il bagaglio degli ingenui viaggiatori. Per un attimo ho desiderato anche io garantirmi quell’eccellente assicurazione sul bagaglio. Non della stessa idea fu il mio beneamato neomarito che, con piglio fiero e sicuro, mi fece notare come le nostre valigie, a differenza di quelle dei nostri compagni di volo, fossero già “self-insured”, come se bastasse una scocca rigida e un lucchetto con la combinazione a preservarci da qualsiasi sgradita sorpresa.

L’arrivo a Il Cairo, comodamente previsto intorno all’ora di cena, è avvenuto invece a notte fonda. Che gioia immensa essere ispezionati, rispondere a domande poste in un inglese alquanto improbabile e finalmente varcare la dogana, alle due di notte! Per lo meno mio marito e io non abbiamo avuto ulteriori variazioni sul tema. Chissà se i nostri compagni di avventura ancora ripensano al loro set di valigie color tortora, in morbida pelle che profumava di nuovo, con gli intarsi arancioni, incellophanate e plastificate a venticinquemila lire al pezzo, completamente squarciate e violate, sommariamente richiuse con pezzi di spago e scotch malamente strappati e legati insieme.

Sono passati quindici anni, ma l’immagine di quei due ragazzi in lacrime rimarrà viva nei miei ricordi ancora a lungo, ne sono certa. Poco importa se mezz’ora dopo abbiamo ricevuto l’amara notizia che il battello, accuratamente scelto tra mille per la nostra romantica crociera sul Nilo, all’ultimo momento fosse stato dichiarato inagibile e sostituito con uno di categoria superiore. E’ solo un dettaglio che al momento di raggiungere Sharm el Sheik mio marito avesse 40 di febbre e che al ritorno in Italia io sia stata ricoverata d’urgenza a Malattie Infettive, senza avere la più pallida idea di quale virus mi fossi riportata per souvenir.

A distanza di tanti anni ricordiamo ancora con occhi sognanti il nostro viaggio di nozze, e ci rivediamo, neosposini, percorrere il Viale delle Sfingi a Luxor o aggirarci nella sala degli ipostili nel monumentale complesso di Karnak, ma quel che è certo è che, da allora, non abbiamo più pianificato un viaggio senza prima prendere in considerazione un’assicurazione All Inclusive, come quella offerta da Alliance Global Assistance, che preveda un’assistenza (e una copertura) non solo sanitaria perché, gli imprevisti durante un viaggio nessuno li vorrebbe ma, purtroppo, sono da mettere decisamente in conto!



(Questo è un post sponsorizzato)

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