giovedì 21 marzo 2013

Mother and Child




Ieri mattina, mentre affogavo nel mare magnum delle incombenze quotidiane, mi sono fermata.

Pace.

Silenzio.              

Un film.

Un film?! Si, ogni tanto me lo concedo. Il titolo, tutto un programma: Mother and Child. Ti immagini il solito polpettone (visto che la categoria è drammatico non ci si può certo aspettare una cosetta leggera, alquanto irriverente e tutta da ridere!) sul (complicato) rapporto madre-figlio, che chissà perché invece mi immaginassi figlia (almeno su questo c’avevo preso), possibilmente in piena crisi adolescenziale, con gli ormoni a go-go, e il menarca alla porta. Da un film del genere ne sarei uscita senza grandi traumi, invece dal meravigliosamente struggente Mother and Child ne sono venuta fuori non poco ammaccata.

Primi anni settanta. Una ragazza di 14 anni partorisce e viene costretta (dalla madre, ovvio) a dare la bimba in adozione.
Trentasette anni dopo, questa donna (una magistrale Annette Benning, per quanto io non la ami particolarmente) è ancora imbrigliata nella tela della madremadrona, malata e semiautosufficiente e di cui dovrà aspettare la morte (che non tarda ad arrivare) per potersi riaprire alla vita, accettare la corte di un collega, sposarselo e decidere di mettersi alla ricerca di quella figlia alla quale ha potuto solo scrivere chilometri di lettere (mai spedite) e comprato regali di compleanno (mai consegnati).
Dopo un anno di ricerche, in realtà questa madre ha potuto solo scrivere l’ennesima lettera a sua figlia, lasciarla all’interno della pratica e attendere (o meglio sperare) che anche la figlia desiderasse trovarla e seguisse la stessa procedura.
Un anno. Un altro anno di attesa. Un anno per scoprire che anche la figlia aveva cercato la madre. Ma in un anno possono cambiare molte cose. Troppe. In un anno può anche succedere che una figlia muoia di parto…

Una vita a pensarsi, un anno a cercarsi e non riuscire ad incontrarsi mai. Non potersi vedere mai. 

Non potersi parlare mai.

Non potersi abbracciare mai.

Da madre, non so veramente immaginare un dolore più grande…

2 commenti:

Se mi commenti, io sono contenta!

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